Lettera di un uomo che accompagna la sua donna a fare shopping

Cosa pensa davvero un uomo quando ci accompagna a fare spese? Ecco tutto quello che il nostro lui non ha mai osato confessarci. O forse lo ha fatto. Ma noi eravamo chiuse nel camerino...

Ecco tutto quello che un uomo che ci accompagna a fare shopping pensa e vorrebbe dirci, ma non ha il coraggio, perchè sa che sarebbe solo inutile. O molto, molto pericoloso.

"Da quando sono iniziati i saldi, sapevo che il momento più temuto dell'anno sarebbe arrivato con l'innocente domanda: amore, mi accopagni per negozi? Devo comprare giusto due cosette. Ecco perchè quando mi hai chiesto di andare a fare shopping, avrei voluto risponderti un semplice: non mi va. Non perchè non tengo a te o non mi piace passare il tempo al tuo fianco. Ma perchè odio tutto il resto: le commesse che ti inceneriscono con lo sguardo, i commessi col ciuffo hipster, la musica da schiuma party di Ibiza, il profumo al posto dell'ossigeno, le cosine che scivolano dalle stampelle solo se le sfiori, la fila eterna fuori dai camerini e lo sciame di donne che si avventano sul maglioncino striminzito in saldo come fosse l'ultimo capo di abbigliamento di uno scenario post nuclerare. E' per questo che volevo dirti: non mi va.  Ma poi tu mi avresti detto: ecco, la nostra è una storia praticamente senza futuro. Chi non va mai all'Ikea con il compagno, praticamente è come se non stesse assieme a nessuno. Tutte le mie amiche vengono accompagnate dall'uomo a fare shopping (perchè tutte le tue amiche, tesoro, attaccano lo stesso pilotto mortale, probabilmente. Perchè solo due categorie di uomini adorano portare lei per negozi: i tronisti di Uomini e Donne e i gay). E poi avresti concluso: sei un vegetale. Sei anaffettivo. Forse non te la do più.

Per evitare la crisi isterica con scenata e il broncio eterno, e solo per questo, ho accettato di accompagnarti mio malgrado al centro commerciale. Ma chiaramente per te non bastava che io ci fossi con la FIAT Punto e la carta di credito. No, tu volevi che io ci fossi col cuore. Ed ecco allora, mentre sono al ventesimo giro di parcheggio, la fatidica domanda ghigliottina: cosa hai? Se non ti andava di venire, potevi dirlo.

No tesoro mio, non potevo (leggi primo capoverso). Se non fossi venuto mi avresti iscritto all'albo nero dei fidanzati mostri. Sarei piombato nel girone degli uomini senza cuore. Perchè da quando stiamo assieme, una cosa la so per certo. Il test di ZARA e affini non ha alternative. O lo passi, o hai chiuso. E quel test, dura per sempre. E allora eccoci qui, a varcare le soglie dell'impero delle taglie-medie-sono-finite, dove tutto va provato 34 volte almeno, perchè va bene che costa poco, ma devo essere sicura sicura.

Come mi sta?

Bene amore

Non lo dici convinto. Se non ti piace sii più chiaro no? Non voglio comprare una cosa che non ti piace. Va bene, le cose le compro per me, ma se a te fanno schifo che senso ha? E' chiaro che ti fa schifo. Prendimi quello un po' meno rosso e con i pois che sembrano rombi.

Inizio a sudare freddo. Io che conosco solo il nero il grigio e il bianco (il blu no, spesso lo confondo) mi muovo con terrore nel negozio, evitando le commesse saccenti (mi mangerebbero vivo) o quelle troppo fighe (mi mangeresti vivo) e intercettando lo sguardo di altri uomini ugualmente spaventati. Solo, alla ricerca di un vestito disegnato da Picasso, che tu hai deciso mi piacerà di più di quello che hai deciso che mi fa schifo.

Intanto ti sento dire, in sottofondo: Che poi quella strega della commessa voleva per forza darmi una 44. La 42 invece mi sta a pennello. E allora penso: ti sta a pennello se non respiri e ti ci lancia dentro un lanciarazzi. Ma la risposta giusta é: infatti, che stronza la commessa. Comunque staresti bene anche se portassi la 44 eh.

Amore! Ma non la porto, chiaro? Che poi solo perchè lei porta la 40, mica sono anoressiche come lei. Sta sciapetta.

Questa stessa scena, ripetuta per 10, 20, 30 volte, davanti a specchi diversi di negozi diversi di livelli diversi di centri commerciali diversi. Moltiplicata al cubo durante i saldi, quando pure la tunica nera a sacco di patate della nonna vedova, se ci attacchi sopra il cartellino: sconto, diventa un pezzo da avere ad ogni costo per te. Che però non compri subito, chiaramente. Ma che devi provare e riprovare, perchè si, devi essere sicura sicura. E allora entri ed esci dal camerino, stringengo in mano il brandello di stoffa fieramente conquistato, posandolo, riprendendolo, spiando le mosse delle avversarie. E mentre io muoio soffocato di caldo, seppellito dai 23 parka che ti stai provando o circondato da scatole di stivaletti chiamati ankle, come un'educatrice tedesca cattiva, mi ghiacci con lo sguardo perchè al nono paio di scarpe identiche non sorrido entusiasta. Non hai notato la borchietta, sei un cane.

Dopo 4 ore vissute pericolosamente, finalmente qualcuno o qualcosa annuncia che il negozio sta per chiudere. Questo mi da la forza riflessa per sorriderti, portarti i pacchetti fino all'automobile e sussurrarti: hai fatto delle belle spese oggi amore. Il mio è solo una specie di riflesso incodizionato, perchè finalmente vedo la strada di casa, il divano, la cena, e la fine di questa tortura. La mia è solo una liberazione. Ma tu chiaramente e come sempre, capisci quello che vuoi, e mi rispondi: alla fine ti diverti sempre più di me quando andiamo a fare shopping, quasi quasi mi rode pure un po' di sta cosa. In ogni caso, te lo giuro, lo rifacciamo presto! "

 

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