Paris Fashion Week PE 2016: tutte le sfilate più belle

Paris Fashion Week Settembre 2015 | Dieci giorni, dal 29 Settembre al 7 Ottobre 2015, per vedere le sfilate delle collezioni Primavera Estate 2016 più belle della settimana della moda di Parigi

Sfilate Paris Fashion Week PE 2016

La moda francese ha ancora un fascino irresistibile e la Paris Fashion Week è senza dubbio uno degli appuntamenti più attesi dalle appassionate di moda. Anche quest’anno dal 29 settembre al 7 ottobre a Parigi si tiene la settimana della moda che ospita tutti gli stilisti di richiamo della Francia (e non solo). Le collezioni Primavera Estate 2016 scendono in passerella e ci seducono con sfilate ricche di sorprese, oltre che di bellissimi abiti ed accessori: perchè Parigi è Parigi! Vediamo insieme quali sono le sfilate di settembre – ottobre 2015 che non dobbiamo perderci.

Martedì 29 settembre 2015

Vaccarello è ormai uno stilista apprezzatissimo, la sua consacrazione l’ha certamente avuta con la nomina a direttore creativo della collezione Versus Versace e attualmente può vantare un vasto stuolo di ammiratrici fra le vip. Non a caso è uno degli stilisti preferiti dell’elegantissima Charlotte Gainsbourg, che sul red carpet di Cannes ha sfoggiato proprio abiti creati dal designer di origine italiana.

Edie Campbell apre la sfilata parigina della collezione PE 2016. Le influenze della Medusa, del suo lavoro da Versus, scivolano nei tagli inguinali degli spacchi delle gonne al ginocchio, delle mini in pelle e degli abiti lunghi monospalla. Un pret-a-porter declinato in uno stile fluido, moderno, audace, metropolitano, con una palette che esalta il bianco ed il nero con qualche tocco di oro che ci riporta allo stile della Medusa. Fanno capolino anche i jeans, sdoganati ancora una volta dal mondo del casual wear ed eletti a must-have di lusso, se decorati da preziose piastre di metallo. La camicia bianca, altro capo essenziale, crea nel suo taglio maschile, il perfetto contrasto per esaltare le geometrie ed i tagli iperfemminili e sensuali degli abiti. I sandali nude, alti o flat ad infradito, lasciano il piede scoperto mostrandone tutta la sensualità, grazie alla fascia trasversale che avvolge in modo sinuoso il collo del piede.

Mercoledì 30 settembre 2015

È una delle maison storiche della moda francese ed è da sempre sinonimo di innovazione. Quella di Courrèges è una moda che guarda al futuro, che sperimenta, che usa texture che non appartengono necessariamente al mondo dell’abbigliamento. È il nuovo che avanza!

Nella collezione PE 2016, Arnaud Vaillant e Sébastien Meyer, ci riportano al periodo d’oro degli anni 60-70, quelli della Swinging London e lo fa riprendendo abiti e gonne a trapezio cortissimi e declinandoli in materiali moderni texturizzati, come la nappa, il camoscio o le stampe vintage. La linea è basic e i capi cult vengono messi in risalto da abbinamenti soft e portabili, con un grande uso di body e maglie stretch in popeline e jersey color panna. La palette di colori è satura e gioca sul patchwork per gli abiti a camice con bottoni davanti e colletto a punta, dal verde al rosso, passando per il giallo come in un’opera di Mondrian.

Fondata dal designer belga Martin Margiela, questa casa di moda è l’espressione di un lusso ricercato che non ha paura di osare. Il direttore creativo è John Galliano dal gennaio 2015 e da allora dal nome originario Maison Martin Margiela è scomparso Martin, un pò come era già successo con Yves Saint Laurent.

Sulla passerella parigina per presentare la collezione PE 2016, Galliano per Martin Margiela porta in scena donne di varie epoche, dagli anni ’50 agli ’80 fino a delle suggestive Geishe folk, reinterpretando ogni look con l’originalità che da sempre contraddistingue la Maison.

Il focus è sui tessuti: neoprene, seta, chiffon, applicazioni gioiello, ma anche sui colori con i tessuti in degradé o dalle tinte forti e polverose. 

Le acconciature, gli accessori, i volumi e gli abiti di ogni epoca vengono ripresi con dovizia di particolari collocandoli nella scena contemporanea con la scelta di nuovi tagli e materiali per i cappotti bon ton, i pantaloni lucidi, aggiungendo il tocco in più a fine sfilata, con un considerevole lavoro di reinterpretazione del kimono che diventa quasi un capo casual, ma di altissima sartoria. Speciale mention per gli accessori: dalle borse-zaino legate in vita dalle simil-corde del kimono, alle scarpe dal tallone oblungo, da portare rigorosamente con calze a rete sopra. 

Restiamo in belgio con lo stilista Dries Van Noten. Van Noten ha sempre scelto uno stile piuttosto eccentrico, cosa che in passato, quando era la tendenza minimal a fare da padrone, lo ha anche penalizzato. I suoi capi sono molto concettuali e le sue sfilate un vero spettacolo.

Più che per la bella la collezione PE 2016, mette in evidenza l’inventiva e la capacità dello stilista belga di osare con colori, pattern e studiare i classici, riproponendoli con una nuova sensualità, ma sempre garanzia di eleganza. Il mix&match protagonista dei completi dal gusto retro con fiori dipinti o ripresi in broccato sulle stoffe sofisticate: seta, soprattutto shantung e organzino. Per le scarpe maxi zeppe dai colori vivaci e che riprendono con un gioco di contrasti le stampe degli abiti, mentre le acconciature sono dei moderni raccolti anni ’50, sottolineati anche dagli occhiali a gatta, tipici di quegli anni.

Il focus sulle maglie dolcevita a pelle con stampe che sembrano tatuaggi, da portare sotto a reggiseni-crop top o da lasciar intravedere sotto cappotti con maniche a tre quarti, ad esempio.

Il brand nasce nel 1925 e da quel momento si afferma come uno dei marchi più femminili ed eleganti del panorama francese. Il suo successo non ha praticamente mai incontrato flessioni, anche grazie all’abilità del suo direttore creativo, Alessandro Dell’Acqua di N°21.

Enormi fiocchi a decorare abiti e completi a righe con giochi di sovrapposizioni e simmetrie per la collezione Rochas firmata Alessandro Dell’Acqua. Stampe esotiche sui tailleur in seta o palette che spaziano dal verde acqua al pesca, con total look ocra ed immancabile il tocco bianco e nero, nei look da sera. Non manca il broccato che dà quel tocco retrò e barocco alla collezione che nella maggior parte dei pezzi gioca sulla leggerezza.

Una visione profondamente urbana e contemporanea dell’eleganza, declinata in quello stile con influenze maschili, tanto in voga negli ultimi anni ma che diventano oltremodo femminili grazie all’uso sapiente di scolli, spacchi e altri dettagli che appartengono al guardaroba femminile, riqualificando il DNA maschile-femminile del brand.

La collezione pensa alla donna contemporanea e ad un guardaroba pratico che si adatta ad una routine intensa che contamina anche gli accessori: una borsa da portare avvolta al polso, un orecchino di Mouton Collet e scarpe basse.

Mabille è ormai di casa anche nelle sfilate di Haute Couture, ma è con il pret-a-porter che si è fatto conoscere, disegnando una collezione unisex che colpì tutti. Elegante come tutti i francesi, le sue collezioni sono un vero piacere per gli occhi!

Per la PE 2016 l’ispirazione spazia da capi e dettagli di stile presi in prestito dal jetset anni ’70 in vacanza nelle location più esclusive: tute, pantaloni con fusciacca in vita, gonne a ruota e camicie sartoriali, fino alle contaminazioni più contemporanee, nelle stampe ironiche che vedono protagoniste delle fette di anguria, fino agli accessori che mixano praticità e glamour nei mini zainetti da legare alla cintura, o alle collane triple sottili con ciondoli e coralli.

La maison nasce nel 1912 sotto l’egida di una delle più grandi stiliste di Francia, Madelaine Vionnet, forse meno famosa dell’amatissima Coco Chanel, ma assolutamente formidabile. Dopo varie traversie e la chiusura, il brand Vionnet è riuscito a rinascere dalle proprie ceneri come la fenice ed è attualmente uno dei marchi più apprezzati.

Goga Ashkenazi ha voluto nel team creativo di Vionnet, Hussein Chalayan che ha già realizzato due collezioni demi-couture per il brand ed il risultato rispecchia tutto quello che ci si aspetta arrivi in passerella da una maison che ha fatto la storia della moda come Vionnet. Il taglio sbieco, ossia in diagonale a 45° rispetto al verso della trama e dell’ordito, è il leit motiv della collezione che vede sfilare abiti dai tessuti impalpabili in un palette di colori nude, dove i tessuti leggeri rendono angelicata la silhouette, spezzata dall’abbinamento con accessori sportswear come le scarpe dalla tomaia simile  quella delle sneakers, ma anche sandali modello gladiatore con tomaia in legno. Particolare mention per gli accessori, in particolare l’earcuff.

Giovedì 1 ottobre 2015

Eleganza, femminilità e una punta di coquetterie fanno di Chloé una delle firme più apprezzate della moda francese, anche dalle più giovani. Sono sicuramente i meravigliosi accessori in pelle, dalle borse agli stivali, uno dei punti forti che ha determinato il successo di questa maison che, ancora oggi, è sulla cresta dell’onda.

Per la PE 2016 punta sulla praticità dell’abbigliamento casual, rendendo la salopette un capo luxury dai tessuti soft ed il taglio sartoriale. Il brand che ha fatto dell’eleganza misurata e della semplicità il suo core, sceglie di osare con capi semplici e fa sfilare Edie Campbell una delle modelle più richieste del momento, con una tuta anni ’70, della serie quando anche un capo sportwear può rivelarsi di gran classe.

È considerato il John Galliano delle Indie per la sua incredibile palette di colori e la contaminazione di culture e stili diversi capace di portare in passerella ad ogni collezione. Dopo la campagna di guerrilla marketing con poster attaccati sui muri delle città di Parigi prima della sfilata, finalmente è stata rivelatala nuova collezione PE 2016: pattern psichedelici, ispirati al mondo di Jerry Hall e Bianca Jagger ai tempi del celebre Studio 54, mixato però all’ “indianità” che caratterizza le collezioni Manish Arora.

Chi non conosce gli eccessi fashion di Paco Rabanne? Abbondanza di tessuti e decorazioni, colori sgargianti e modelli eccessivi fin quasi a sfiorare il kitch…ma sempre con la giusta dose di eleganza!

Julien Dossena è riuscito a riprendere con il suo stile futuristico e sci-fi,  l’attitude che da sempre ha caratterizzato il marchio Paco Rabanne e ne ha fatto la storia.

Nella sua collezione PE 2016 porta in passerella capi basic dell’activewear e li trasforma destrutturandoli o realizzandoli con tessuti preziosi come il lurex e la seta. Una collezione che sembra strizzare l’occhio al mood rilassato dello street style, ma al tempo stesso coglie le sfaccettature dello stile che verrà.

Impossibile non cogliere le influenze precedenti dello stilista e l’imprinting dei suoi lavori da Balenciaga e Martin Margiela.

Un altro pezzo di storia della moda francese, Balmain. Questa maison, così come il suo fondatore, è nota per il design innovativo e la dedizione totale impiegata nel rendere perfetto anche il dettaglio più insignificante. I suoi modelli, strutturati come elaborate architetture, hanno senza dubbio fatto la storia.

Maglina, lurex, seta, suede, plexiglass, sono tanti gli elementi ed i tessuti che hanno fatto della sfilata Balmain PE 2016 un evento unico e di successo. La collezione, infatti, ha raccolto i consensi del pubblico femminile, ma anche maschile, proprio per la capacità di saper sedurre con scolli, simmetrie, aderenze, volumi sofisticati.

Olivier Rousteing porta in passerella le super top: Kendall Jenner, Gigi Hadid, Isabeli Fontana, solo per citarne alcune, le prime due protagoniste anche della campagna Balmain per H&M, assieme a Jourdan Dunn, Hao Yun Xiang e Dudley O’Shaughnessy.

Balmain ha creato uno stile unico, opulente e diretto, sensuale ed energetico al tempo stesso, e non perde occasione per rimarcare questa sua spiccata attitudine. Reti, rouches, pelle, giochi di intarsi e maglieria, tutto sviluppato sulla silhouette a clessidra per esaltare al massimo il corpo femminile.

Lanvin è tutto ciò che di meraviglioso ci riusciamo a immaginare della moda francese: Lanvin è eleganza, lusso, Lanvin è la magia di un abito capace di far sognare qualsiasi donna. Ogni sfilata è uno spettacolo e viene attesa con grande entusiasmo.

Alber Elbaz parte dal basic dei completi camicia pantalone rigorosamente in bianco e nero, dal taglio super sartoriale, per aggiungere pian piano colore alla collezione PE 2016. Un tripudio di stampe e lettering sugli abiti monospalla o con rouches, dai colori vivaci. Lo stile spazia dagli abiti bonton in raso e pizzo, fino a quelli lunghi in stile seventies. Una collezione dove ogni abito sembra un’opera a sé e che mostra tutto il savoir faire dello stilista.

Venerdì 2 ottobre 2015

Dopo aver portato in passerella genitali maschili scoperti, Rick Owens provoca ancora e porta in passerella a Parigi la sua collezione da equilibristi, potremmo dire. Le modelle, infatti, portano aggrappate addosso con una sorta di fascia incrociata, altre modelle, in posizioni davvero stravaganti. Genio e sregolatezza, quello che ha sempre contraddistinto il designer americano adorato dalla Wintour e che si ispira per i suoi lavori ad istallazioni ed opere, come quelle di Rei Kawakubo, di Issey Miyake e Yohji Yamamoto.

Aldilà delle apparenze, Owens ha dichiarato che la sua collezione PE 2016 è un inno alla femminilità, alla sensibilità e all’umanità.

An Vandevorst e Filip Arickx hanno compreso l’importanza dell’entrata drammatica e lo sottolineano portando in passerella donne-biker con tanto di casco integrale a nasconderne il volto. L’abbigliamento riprende i capi chiave dello stile motociclista, reinterpretati con accessori, tessuti e tagli dall’appeal moderno e femminile. La palette vira su nero con qualche tocco di argento.

J.W.Anderson, lo stilista inglese a capo di Loewe, prende spunto dagli anni ’80 e affascinato da quelli che erano i nuovi tessuti-non-tessuti che venivano introdotti ed usati nel campo dell’abbigliamento, soprattutto in materiali insoliti, come la plastica e il metallo, li ripropone con silhouette e design nuovi.

Protagonista della collezione PE anche il logo stampato nero su bianco, spesso proposto in total look o in pezzi chiave. La logo-mania, un’altra delle tendenze di quegli anni, diventa una sorta di pattern che conferisce nuova grinta e modernità al marchio spagnolo, fortissimo anche nel settore degli accessori, anche in questo caso protagonista il plexiglass.

Questo brand giapponese è sinonimo di ricerca e di linee pulite ed essenziali. Le sue collezioni sono delle vere e proprie boccate di aria fresca, perché racchiudono tutto lo spirito dell’Oriente e la sua magia.

Sulle note di Ei Wada + Matatsugu Hattori e la loro versione rock metal del Bolero di Ravel sfila la collezione Issey Miyake della PE 2016, realizzata da Miyamae, l’erede del maestro giapponese.

Dopo la lavorazione 3D Steam Stretch che permetteva di ottenere drappeggi naturali stirando i tessuti a temperature molto alte, Miyamae realizza nuove opere d’arte facendo lievitare i tessuti con la tecnica del baked stretch, ovvero l’arricciatura naturale ottenuta mettendo i tessuti in forno.

C’è davvero qualcosa da dire su Dior che non sia stato detto? Una maison unica, che fino ad oggi è sempre stata in grado di proporre qualcosa di nuovo strizzando magari l’occhio al retrò. Un esempio? Gli aderentissimi stivali in vinile che hanno fatto impazzire davvero tutte!

All’interno di un allestimento che Raf Simons definisce “il paesaggio fluido e dolce del futuro”, Raf Simons porta in scena la collezione PE 2016 davanti ad un ricchissimo front row che vede spiccare tra tutte Rihanna, in un delizioso cappotto rosa ad uovo disegnato dallo stilista, of course.

Una collezione che mostra purezza, semplificata al massimo sul bisogno di esprimere l’idea stessa di femminilità, fragilità e sensibilità, senza sacrificare la forza e l’effetto. Una semplicità apparente, che si nasconde dietro una collezione tecnicamente molto complessa che mescola elementi di abbigliamento intimo vittoriano, abiti tagliati in sbieco, giacche bar e maglieria.

A differenza degli altri stilisti, però, non destruttura, ma s’inserisce con eleganza, quella che non va urlata ma compresa con il ragionamento, ed il buon gusto.

E’ una delle stiliste che sta rinnovando il panorama della moda francese, la Marant è stata in grado di creare un brand di grandissimo successo che ormai può legittimamente sfilare con i miti del fashion d’Oltralpe.

La stilista è divenuta celebre negli anni per riuscire ad infondere ad ogni collezione quel “je ne sais quoi” francese, perfettamente un bilico tra lo stile rilassato e quella profonda conoscenza della moda, tipica di chi riesce a dettare tendenza. Ed infatti c’è riuscita negli ultimi anni a portare in passerella quel “non so che”, che ha fatto innamorare le fashioniste di tutto il mondo e ha reso alcuni dei suoi accessori e capi cult copiatissimi.

La maglieria, resta uno dei suoi punti forti e la capacità di mixare la morbidezza dei capi lavorati in filo alla pelle, passando per gli accessori in corda e i dettagli etnici come le stampe azteche, hanno reso il suo stile unico e riconoscibile. Per la PE 2016 le aspettative si abbassano leggermente, stando a quanto riporta il FT, e lo fa giustificando una collezione che non aggiunge niente a quello che è già stato, ma che semplicemente reinterpreta e lo fa rivalutando capi e accessori già visti ed aggiungendo tocchi di giallo e paillettes.

Tessuti ricchi e linee abbondanti, le sfilate di Balenciaga non hanno paura di cedere al fascino dell’abbondante. La maison è certamente a un punto di svolta, infatti dopo questa sfilata per la Primavera Estate 2016 il suo direttore creativo, Alexander Wang, ne lascerà la direzione: cosa succederà?

L’ultima collezione di Alexander Wang per Balenciaga è un inno al bianco, alla leggerezza e all’intimità svelata della silhouette femminile. Lo stilista propone una collezione che sembra presa in prestito direttamente dalla lingerie e dall’abbigliamento relegato al boudoir: sottovesti di seta, pantofole in pizzo, reggiseni che diventano un tutt’uno con gli abiti. La collezione non ha colpi di scena, né aggiunte di colore, se non il finale in passerella con la sfilata di alcune amiche celebri dello stilista: Bella Heathcote, Riley Keogh, Zoë Kravitz.

Un altro giapponese adottato dalla Francia. Yamamoto ama i toni dark e le linee pulite della sua tradizione, i suoi abiti sono spesso complessi ma molto eleganti, non c’è mai la paura di proporre qualcosa di nuovo.

Definito dalla stampa il maestro della moda post-atomica, non smentisce le sue origini e nella collezione PE 2016 propone una donna dallo stile dark, dall’animo gotico e lo fa con lunghi abiti-pantaloni neri che lasciano scoperti lembi di pelle, ora una spalla ora una parte del petto e che invocano quella femminilità che sapientemente viene ricostruita con le sovrapposizioni di tessuto sebbene ton sur ton. Nessun colpo di scena, una collezione lineare e comprensibile fino alla fine, dove ogni abito è collegato all’altro nel filo narrativo dello stilista giapponese.

Sabato 3 ottobre 2015

Qualsiasi donna che abbia a un certo punto sognato di essere una principessa, amerà gli abiti di Elie Saab. Sontuosi, trasparenti, decorati, ricamati: sono proprio i classici abiti da red carpet, capaci di lasciarci assolutamente senza fiato!

Per  la PE 2016 Elie Saab prende spunto dall’armonia di fiori e colori che caratterizza questa stagione e lo fa, come sempre, declinandolo in abiti iperfemminili che valorizzano al massimo la silhouette e la rendono sensuale, armonica e moderna. Il guizzo di urbanstyle arriva nell’abbinare, ad abiti da sera prossimi al red carpet, scarpe basse, sandali, quasi ciabatte che ben evidenziano la necessità di parlare, e vestire, donne sempre più con i piedi per terra e meno vamp, anche nelle occasioni che lo richiederebbero. Elie Saab presenta anche l’ultima arrivata tra le borse della Maison: le 31.

David Koma mantiene solido il timone da Mugler e lo fa portando in scena una collezione PE 2016 che declina tutti i trend di stagione: la pelle, la lingerie, lo stile boyish,il cut-out. Lo fa proponedo un glamour quotidiano che non rinuncia al lato più audace della femminilità, da sempre simbolo dello stile Thierry Mugler, ma lo tratteggia con tessuti leggeri ed impalpabili come il crepe, il cady ed il jersey.

La regina della moda inglese, la musa e l’interprete del punk: la sfilata della Westwood è sempre un evento, per la follia che la designer mette nelle sue collezioni, ma anche per l’originalità dei modelli, sempre bellissimi.

L’enfant terrible della moda non si smentisce, e lo fa neanche portando in passerella la collezione PE forse più stravagante andata in scena a Parigi. La stilista non rinuncia al tocco punk che da sempre è il fil rouge che lega le sue collezioni e che ha reso il suo stile riconoscibile in tutto il mondo, ma aggiunge un’atmosfera disco con tanto di sfere strobo, tra modelli truccati come zombie.

Dai costumi stile savana alle giacche portate sin sopra il capo, come se il modello in questione fosse appeso ad una stampella invisibile, fino ai drappeggi, ai volumi, alle stampe arlecchinesche mixate a dettagli barocchi, le righe, gli accessori over, le spalline, i dettagli fatti con viti e bulloni. Se ci si aspettava qualcosa di folle, Vivienne non ha deluso, ed ha portato ancora una volta in auge il messaggio che la creatività e la capacità di uscire fuori dagli schemi nell’industria della moda, resta qualcosa d’imprescindibile rispetto al successo del suo lavoro.

Non fatevi ingannare dal nome, questo brand è giapponese! Lo stile è eclettico e molto moderno, le ispirazioni per le collezioni sono sempre concettuali, non c’è dubbio che la sua passerella sia una delle più attese.

Se il centro del surrealismo si snoda dietro al desiderio di non utilizzare la ragione e lasciare libero il pensiero di esprimersi libero da qualsiasi costrizione estetica e morale, Rey Kawakubo, ancora una volta riesce a farlo e a portare in scena a Parigi qualcosa che va oltre il concetto di sfilata-moda-pret-a-porter.

Basti pensare che dietro prima immagine rievocata per la sfilata Comme des Garçons c’è il quadro de La vestizione della sposa di Max Ernst, che la Kawakubo reinterpreta dando un primo imprinting a quello che sarà il leit motive di tutta la collezione.

È lontana l’idea del bello e inutile, ma è vicino, invece, quel dualismo che contraddistingue i nostri tempi e che vede altalenare poesia e terrore, speranza e rinuncia. Una fotografia, della mancanza di punti di riferimento anche nella moda, che non per forza deve piegarsi alle logiche del mercato. Ed è quello che da sempre fa Comme des Garçons, non per niente le sue rapprensentazioni vengono ritenute delle vere e proprie opere d’arte.

Una maison di moda estremamente femminile, non a caso amatissima da tante attrici che spesso e volentieri sfoggiano le creazioni del brand sul red carpet. Del resto quelli di Nina Ricci sono abiti che nascono per far innamorare.

Una femminilità moderna e fresca, senza fronzoli, minimal ma con carattere e senza snaturare quello che da sempre ha rappresentato e rappresenta il brand Nina Ricci. È questo quello che ha proposto Guillaume Henry per la collezione PE 2016: i capi iperfemminili, come tubini, gonne al ginocchio, ma anche giacche e spolverini reinterpretati con tessuti dai toni polverosi e ricoperti ora di nappa, ora di seta, chiffon o goffrature, piume. Un’eleganza che trova la sua chiave negli scolli a V, a barchetta o nei lacci legati dietro al collo, nei dettagli insomma, quelli che ad un occhio attento rivelano molta più femminilità e audacia, delle esuberanza o degli effetti teatrali, ricercati da altri stilisti.

Domenica 4 ottobre 2015

Un’altra tappa nella moda giapponese, anche se Kenzo ha anche radici francesi. Tuttavia l’iconografia del brand è molto legata alla tradizione del Sol Levante, presentando modelli che sono quasi delle silhouette stilizzate, semplicemente stupendi.

Carol Lim e Humberto Leon hanno proposto per la PE 2016 firmata Kenzo tante novità. La loro donna urban è una viaggiatrice e indossa abiti che uniscono comfort allo stile, puntando sulla modernità dei tagli e dei pattern. Il logo è stato rivisitato in chiave astratta ed è diventatola stampa dei completi o dei mini abiti; mentre per le scarpe arriva il modello Massage con la pianta ricoperta di morbidi gommini, sia nella versione sandalo che stivale. Perfetto per camminare tanto senza rinunciare alla propria fashion attitude.

Super elegante, super elitario, insomma super in tutti i sensi: Céline è un brand francese amatissimo in patria e all’estero, perché senza proporre modelli particolarmente eccentrici riesce comunque a stupire.

Anche Phoebe Philo per Céline reinterpreta la sensualità femminile portando in passerella i capi più seducenti di quello che solitamente appartiene al cassetto della lingerie delle grandi occasioni di ogni donna. Pizzo e seta, effetto nude o vedo non vedo, spalline sottili che scivolano sulla pelle, ma è solo un’illusione ottica perché i tessuti sono tech e molto più aggressivi.

Una femminilità elegante che viene sdrammatizzata dalle scarpe decisamente più casual, come gli stivali bassi alla caviglia, e l’acconciatura gellata dal fix maschile. Come sempre Céline mantiene salda la sua volontà di costruire un guardaroba femminile eterogeneo che sia in bilico tra il bello e l’imperfezione cercata, voluta, una spinta contro l’omolgazione e la ricerca di uno stile proprio.

La follia, lo spirito ribelle, la moda al suo eccesso, ma anche tanta eleganza, questa la ricetta di Galliano che si diverte a giocare con il tulle e con i tessuti lucidi, ma che rimette tutto in discussione con i dettagli assolutamente maschili che nasconde in ogni modello.

Pois come leit motive della collezione Galliano PE 2016: portabile, semplice nelle linee ma con quella vision e capacità sartoriale che solo l’enfant terrible della moda può rendere così immediato e naturale, nonostante non lo sia affatto. Moderna, versatile, contemporanea, la collezione Galliano PE 2016 è quella che ogni donna vorrebbe avere a disposizione nel proprio guardaroba.

Uno dei marchi simbolo della moda british, la cui direttrice creativa, Sarah Burton, è anche una delle stiliste preferite della Duchessa di Cambridge Kate Middleton. Come ogni brand inglese non rinuncia a un tocco dark e sulle passerelle non mancano mai i colpi di scena!

Per la PE 2016 Sarah Burton ci propone una collezione che segue il trend della lingerie come capo daywear, ma lo fa portando in scena tutta la drammatricità e teatralità che da sempre contraddiastingue la Maison McQueen e soprattutto, ispirandosi a pizzi e merletti dell’età vittoriana. Questa volta però non ci sono maschere, eccessi o altri accessori a dare forza alla collezione, Sarah Burton dimostra, dopo cinque anni, di aver trovato quel suo modo personale ed unico, di intendere il mondo McQueen che non ha più bisogno di dimostrare né di convincere. 

Lunedì 5 ottobre 2015

La figlia di Sir Paul è attualmente una delle stiliste inglesi più amate dal pubblico. Il suo impegno per una moda che sia etica è grande e le sue collezioni non mancano mai di attenzione per l’ambiente.

Leggerezza, femminilità e capacità di osare ed essere se stesse, senza paura. La collezione PE 2016 firmata Stella McCartney segna un nuovo capitolo della sua estetica che sussurra e non urla la piccola rivoluzione in atto, attraverso dettagli nel plissé, nelle balze, nei volumi aerei, nei constrasti e nelle cuciture. Prende in prestito vestiti e calzature tradizionali giapponesi e li trasforma in abiti in maglina portabili e moderni, le scarpe a zoccolo, tipiche della tradizione, diventano platform.

Una mention per gli accessori: le borse check in contrasto con i colori degli abiti da portare come sacchetti arrotolati al polso e gli occhiali a mascherina in stile anni ’70.

Spumeggianti e floreali, a questo tipo di abiti ci ha abituati lo stilista, ormai di casa sulle passerelle parigine. Le sue collezioni sono un concentrato di eleganza e sono femminili come poche altre: la passerella è un vero e proprio show.

Per la PE 2016 Giambattista Valli ci propone una collezione iperfemminile, con tantissimi abiti e completi gonne-camicia, declinati in modelli a trapezio con un chiaro richiamo vintage e bon ton, sia nelle stampe che nei dettagli, dai colletti arrotondati ai tessuti. Lo fa, però, offrendo al tutto quell’allure fresca che è parte della Maison con gli accessori, come le scarpe in vernice legate dai mini laccetti che si fermano alla caviglia, o salgono fino al polpaccio.

Più famoso per gli accessori che per gli abiti, questo brand è uno dei più iconici della moda francese, soprattutto per le it bag che negli anni sono diventati veri e propri oggetti di culto per tutte le fashionista!

Il lusso senza fronzoli né loghi, senza urla, solo sartorialità, materiali, pelli e dettagli di una precisione quasi inarrivabile. Eppure, anche Hermès converte la sua moda all’eleganza sporty, allo stile chic-rilassato, alle sneakers sotto l’abito da sera o il completo in pelle. Le linee si fanno morbide, gli abiti a trapezio, le camicie lunghe e i pantaloni aldilà del tessuto, rimangono morbidi sui fianchi.

Ennesima dimostrazione che le regole della moda sono cambiate, che il desiderio di rendere a tutti gli effetti la donna contemporanea seducente ma non vittima delle mode o delle costrizioni imposte dalla società per sentirsi alla moda, sono il nuovo faro che illumina gli stilisti delle maison più importanti, che forse prendono spunto in questo cambiamento, dai designer emergenti.

Abiti avvolgenti, pull, scialli sono fra i modelli classici proposti dalla stilista parigina. La sua è una moda calda e sensuale, che non ha bisogno di scoprire troppo per sedurre. Il grigio, il beige, il nero e il blu scuro sono da sempre i capi saldi della sua palette.

Il tocco di maglieria che ha reso celebre Sonia Rykiel non può mancare nelle sue collezioni e per la PE, le maglie traforate in rosso e blu con ricamo a cuore sono uno di quei capi che vorremmo subito nel guardaroba, da portare in valigia con noi per la prossima estate ed indossare sopra il costume mentre guardiamo il tramonto.

Ma non c’è solo questo di bello e profondamente femminile, attraente e sartoriale nella collezione Rykiel: i completi stile safari con shorts in blu, gli abiti lunghi in maglina che avvolgono la silhouette come un abbraccio, la stampa con le rondini che diventa anche camouflage e gli accessori come le spille e le cinture argentate, sono l’insieme che fa la differenza. Femminilità, misura, capacità di vivere le tendenze ed i periodi storici senza stravolgere lo stile, senza rotture con il passato o destrutturazioni evidenti. Qui, il ritorno alla semplicità, al basic, al comfort che esige la donna contemporanea c’è, senza troppa teatralità.

Un altro brand che non ha bisogno di presentazioni e che dopo la scomparsa del suo fondatore, Yves Saint Laurent, ha subito un grande rinnovamento. Alcuni non hanno apprezzato la scomparsa di Yves dal nome della maison, ma forse il cambiamento passa anche da questi piccoli gesti simbolici.

La rivoluzione di Hedi Slimane per Yves Saint Laurent continua e dopo aver tolto quell’Yves al nome, per segnare un nuovo capitolo della storia della maison, che fedele al suo passato vuole intraprendere un percorso che scriva anche la moda futura, lo stilista decostruisce e ricostruisce con rimandi un nuovo look che parla alla donna contemporanea.

Se il leitmotiv delle nuove collezioni andate in scena durante le settimane della moda di Milano, New York, Londra è stato quello di mixare capi iperfemminilicon altri maschili, di usare la lingerie come daywear e di dare un segno d’imperfezione a quello che una volta era invece considerato l’unico modo per essere iperfemminili, con le sfilate parigine si pone ulteriore enfasi su questo aspetto: la donna contemporanea scende spesso dai tacchi, ma non rinuncia alla sensualità.

Le donne Saint Laurent indossano abiti corti in paillettes e stivali da pioggia, tiare tra i capelli, rigorosamente senza piega e zero trucco sul viso. Abiti lunghi in seta con maglioni da uomo, giacche di pelle consumate e niente di troppo perfetto, almeno all’apparenza.

Martedì 6 ottobre 2015

Il Kaiser non delude mai e, sebbene il meglio lo dia per le collezioni di Haute Couture, anche per la linea ready-to-wear qualche sorpresa non manca mai! Non possiamo forse aspettarci qualcosa come il Casinò, ma con Chanel non si può mai dire…

Nuovo show faraonico per Chanel by Karl Lagerfeld che porta in scena al Grand Palais l’ambiente aereoportuale con check-in, inbarchi, gate, voci dai megafoni che annunciano mete e partenze. È l’ennesimo coupe de theatre del Kaiser che ormai sguazza nel mare magnum di ciò che crea immedesimazione, e soprattutto condivisione, sui social è chiaro. Impossibile, infatti, non capire, o perlomeno notare, quanto Chanel in questi anni abbia puntato più sul contesto che sul testo delle sue collezioni. Eppure, questa chiave di lettura, anzi questo modo di comunicare nonostante spesso la banalità del mezzo e dell’attenzione che viene catturata anche nel più distratto e meno avvezzo al mondo della moda, funziona. Lo dicono i numeri, lo dice ciò che Chanel continua a rappresentare nell’Olimpo della moda e nell’immaginario colletivo, lo dice il fatto che qualsiasi cosa sia apparsa in passerella con le doppie C incrociate, era nella wishlist di ogni invitato e di tutti gli altri che hanno perso la testa per il mondo a volte kitch altre onirico, di Chanel by Karl Lagerfeld.

Valentino torna a sfilare in Francia, dove è di casa, dopo la breve parentesi romana. Le sue collezioni sono sempre super romantiche, impreziosite da bellissimi ricami e dal tulle, tessuto capace di sedurre come pochi altri.

La collezione PE 2016 portata in scena da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli viene travolta dagli applausi, che via via crescono man mano che le modelle finiscono di percorrere l’ovale illuminato ed arrivano loro, le due menti creative di questa ennesima meraviglia.

Impossibile restare indifferenti di fronte alla maestria e all’eleganza con cui la maison da anni racconta la femminilità. Per questa stagione l’ispirazione arriva da Mamma Africa e dalle sue bellissime e selvagge terre, le sue tradizioni, i suoi materiali, il suo folk. Spesso gli stilisti danno qui e lì pennellate di etnicità ai loro capi o accessori, ma forse mai come in questo caso il respiro generale della sfilata non è una semplice “contaminazione”, è un omaggio. Gli abiti sono pronti per calcare i red carpet più famosi, conferendo allo stile african quel glamour che i due stilisti hanno saputo estrarre e riproporre dalle materie nobili e grezze delle loro ispirazioni. A dare quel tocco in più anche gli accessori di Alessandro Gaggio.

I corpetti in pelle sugli abiti in chiffon, gli accessori in cuoio, le acconciature con code di dreadlocks, i sandali intrecciati: una poesia che per un attimo ci ha trasmesso tutto il calore e la bellezza di un tramonto africano, tra le tribù selvagge, ma ricche di usanze e storie da raccontare.

Mercoledì 7 ottobre 2015

Un altro brand della tradizione francese che, sotto la guida di Nicolas Ghesquiere, ex di Balenciaga, è rinato. Il punto forte restano sempre le borse, dal bauletto alle borse a mano, ma c’è sempre tanto da scoprire nelle collezioni della Maison.

Protagonista la pelle nella collezione PE 2016, con il monogram che diventa pattern anche nella versione damier. Quella logo-mania che abbiamo visto protagonista in alcune collezioni, arriva anche nella celebre Maison. Punto forte, quel tocco grunge che ha caratterizzato lo stile di molte altre collezioni andate in scena a Parigi in questi giorni, ma non solo, il desiderio di destrutturare e ricostruire contaminando tendenze che ormai non possono essere più definite solo di passaggio: il connubio maschile-femminile, detto anche boyish è uno dei leitmotiv di tutte le collezioni, persino quelle che da sempre sono riconosciute come iperfemminili e romantiche.

I piedi ben saldi a terra, scendono da tacchi per innalzarsi su platform decisamente meno seducenti, ma più pratiche e comode. Le contaminazioni etniche, anche in questo caso ci sono, ma a differenza della sfilata Valentino qui diventa un modo per enfatizzare il concetto di “selvaggio”, di imprecisione che vuole e deve diventare parte integrante del nuovo concetto di perfezione stilistica a cui i designer aspirano. Non è più tempo di principesse, ma di guerriere.

Il sogno proibito di ogni ragazza per bene: colori splendidi, modelli femminili con un tocco sbarazzino, accessori assolutamente perfetti. Una linea sempre frizzante che si rinnova di collezione in collezione.

Per concludere la settimana della moda parigina e chiudere il cerchio di discorsi aperti e chiusi, o lasciati sospesi dalle collezioni che ciascun stilista ha portato in passerella, arriva Miuccia Prada con le sue principesse ribelli che calcano la passerella Miu Miu.

L’irrazionale è al centro del pensiero della stilista: in un  mondo sempre più conservatore e al centro di un progresso tecnologico che spesso non aiuta come potrebbe, ma diventa solo un enorme contenitore, la sua collezione si erge a momento di rottura. Il romanticismo delle rouches, dell’organza, delle maniche a palloncino assieme alle coroncine, si scontra con un mood tetro che parte dal make-up gotico, passando all’hairstyle trasandato, fino alle cuciture e ai tagli degli abiti. Quasi come spose cadaveri, alla Tim Burton, le principesse gotiche Miu Miu arrivano per farci riflettere, lo stile critico e la capacità di riempire di testo e non solo di contesto le collezioni è quello che da sempre ha reso Miuccia Prada una delle stiliste più autorevoli nel panorama mondiale. Le sue non sono strategie di marketing o respiro dei tempi che viviamo, sono riflessioni fatte ad abito.

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