Gli effetti dei cambimenti climatici sul foliage autunnale

Alcuni studiosi americani hanno evidenziato come i recenti cambiamenti climatici stiano influendo sui colori dell’autunno. E’ dunque la fine della “mezza stagione”?

Effetto dei cambiamenti climatici sull’Autunno

Non ci sono più le mezze stagioni: se un tempo questa frase si limitava ad essere un banalissimo detto da rispolverare durante le tipiche conversazioni da ascensore, oggi tale affermazione rischia di diventare una triste realtà con cui dovremo fare presto i conti. A sostenerlo è la comunità scientifica americana – rappresentata in questo caso specifico dalle Università di Boone e di Princeton – che negli ultimi anni si sta concentrando sui repentini cambiamenti ambientali legati all’impennata delle temperature che sta subendo di recente la Terra: «Il riscaldamento globale rischia di cancellare le tante tonalità tipiche della stagione» è l’allarme lanciato dagli scienziati che se ne stanno occupando, «La serie di autunni più caldi – chiarisce in proposito l’ecologo Howard Neufeld – tende a ridurre la concentrazione di zuccheri nelle foglie e, di conseguenza, l’intensità dei colori, come il rosso, a cui siamo abituati da sempre».

Un fenomeno, questo, già visibile negli immensi parchi e nelle foreste degli Stati Uniti, dove gli alberi e le piante cambiano il loro fogliame con ritardo rispetto a qualche tempo fa, bypassando (o anche solo attenuando) alcuni colori tipici di questa stagione.

Dove passeggiare per ammirare il foliage in italia

Tali variazioni, purtroppo, non si limitano ad influire esclusivamente sulla metamorfosi di alcune specie vegetali, ma rischiano di provocare degli squilibri agli ecosistemi e all’ambiente in generale, a partire dalla migrazione degli uccelli, dalla produzione agricola, dalla formazione di parassiti e funghi e terminando (tra le ipotesi forse meno allarmanti) con l’alterazione dei paesaggi. «Il fenomeno del foliage è destinato a iniziare sempre più tardi» spiega lo studio pubblicato da alcuni ricercatori della Princeton University su Global Ecology and Biogeography, un ritardo, questo, che continuerà ad aumentare con il passare del tempo (ad ora siamo a 5 giorni negli ultimi 18 anni) e che entro il 2100 sarà quasi certamente più pronunciato.

Dovremo, dunque, dire addio una volta per tutte ai malinconici viali tinti di giallo e di rosso, agli stormi di uccelli che attraversano compatti il cielo e ai tramonti che richiamano il panorama circostante? Forse, nella peggiore delle ipotesi, sì, oppure (nella migliore) dovremo semplicemente attendere più pazientemente che la natura intorno a noi si assopisca rendendosi conto, con i suoi tempi, che è giunto il momento di andare in letargo.

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