Diastasi addominale post parto: sintomi, diagnosi e cura

La diastasi addominale post parto è una patologia che colpisce circa 1/3 delle donne dopo la gravidanza ed il parto: ecco quali sono i sintomi, come diagnosticarla e curarla

“Complimenti! Vedo che aspetta un altro bimbo!”
Quante neomamme si sono trovate nella situazione imbarazzante di dover rispondere in maniera negativa a domande di questo genere? Tante, troppe e la maggior parte di queste mamme non sanno nemmeno di avere una patologia che ad oggi colpisce circa 1/3 delle donne che partoriscono. Se dopo la gravidanza la tua pancia non è tornata più quella di un tempo, se sei sempre gonfia come se fossi incinta, se hai dolori lombari, instabilità al bacino, incontinenza o problemi digestivi, se mettendo in tensione l’addome ti fuoriesce una protuberanza… allora anche tu potresti avere la DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI.

Che cos’è la diastasi addominale e come riconoscerla?

Innanzitutto, è opportuno spiegare che il retto addominale è uno dei muscoli principali della parete addominale anteriore, di cui esiste sia una parte destra che una parte sinistra. I due retti sono separati dalla “linea alba” o “linea mediana”, ovvero una banda di tessuto connettivo priva di vasi sanguigni e di nervi. Durante la gravidanza le due metà dell’addome si dividono naturalmente per fare spazio all’utero che cresce, andando incontro ad una diastasi del tutto fisiologica, che avviene per la stragrande maggioranza delle donne. In genere nel post parto i retti addominali tornano col tempo al loro posto, in un periodo variabile che può andare dalle 8/12 settimane fino ad 1 anno.

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Quando lo spazio tra i retti addominali non si riduce in quel lasso di tempo, allora si può andare incontro non solo ad un problema estetico, caratterizzato da una pancia prominente (mancando la funzione di contenzione dei retti addominali, infatti, gli organi interni premono verso l’esterno dando alla pancia una caratteristica forma a palloncino tipica della gravidanza), spesso associata a iperlordosi lombare ma anche funzionale, potendo essere causa anche di ernie, prolassi e di disturbi quali dolori lombari, incontinenza, nausea e perfino difficoltà di respirazione e digestione.

Quali sono le cause della comparsa della diastasi e quali le misure preventive?

Tra le cause di questa patologia possono annoverarsi:

  • l’età della gestante superiore ai 35 anni;
  • il feto con un peso elevato;
  • la gravidanza gemellare;
  • altre gravidanze precedenti;
  • obesità;
  • tosse cronica.

Allo stato attuale non esistono delle misure volte prevenire l’insorgenza di questa patologia. In alcuni casi, durante la gravidanza, è però possibile diminuire il rischio di comparsa della diastasi dei muscoli retti addominali attraverso alcuni semplici accorgimenti:

  • attenzione alla postura correggendo posizioni errate;
  • sedersi nel modo giusto con schiena dritta e i piedi ben appoggiati a terra;
  • sotto il controllo di un fisioterapista effettuare una moderata attività fisica senza sforzi eccessivi;
  • eseguire degli esercizi per potenziare ed allenare i muscoli del pavimento pelvico.

Come si esegue l’autovalutazione della diastasi addominale?

È possibile verificare la sussistenza di questa patologia tramite una autovalutazione del proprio addome:

  1. Sdraiata supina piega le ginocchia tenendo le piante dei piedi appoggiata a terra. Metti una mano dietro la testa e l’altra sopra il muscolo addominale. Le dita devono essere sopra la linea mediana ma parallele alla linea della vita all’altezza dell’ombelico.
  2. Premi leggermente con le dita sul muscolo addominale rilassato.
  3. Solleva testa e spalle dal pavimento senza piegare il collo e senza avvicinare il mento allo sterno, come per effettuare il “crunch” (addominali) contraendo il muscolo addominale.
  4. Muovi le dita a destra e sinistra alla cercando le pareti del muscolo. Se viene eseguita in modo corretto, a mano a mano che la contrazione aumenta, si dovrebbe notare una diminuzione del “foro” nell’addome, tra i due retti.

Nel sito di Diastasi Italia, il primo interamente dedicato alla diastasi addominale, potrete trovare anche un video esplicativo su come effettuare correttamente l’autovalutazione. Si parla di diastasi addominale se la separazione dei retti è di almeno 2-3 dita.

Cosa occorre fare in caso di esito positivo dell’autovalutazione?

A questo punto è consigliabile effettuare un esame diagnostico specifico per valutare bene la distanza tra i due muscoli, ovvero una ecografia della parete addominale o ecografia muscolo tendinea o cute e sottocute per sospetta diastasi. Se dall’ecografia si evidenzia una diastasi lieve, quindi inferiore o uguale a cm 2,5/3 è possibile tenerla a bada con specifici esercizi di rinforzo della parete addominale, rivolgendosi a professionisti del settore ed evitando il “fai da te”. In particolare, si sconsiglia di eseguire i classici addominali, come ad esempio i crunch, i quali, generando una pressione intra addominale, potrebbero causare una ingravescenza della problematica. Molte mamme hanno trovato giovamento attraverso la ginnastica ipopressiva.

Nel caso di diastasi medio-gravi, invece, l’unico rimedio risolutivo è l’intervento chirurgico basato sulla sutura dei retti addominali (cosiddetta plicatura) a cui solitamente segue un’addominoplastica funzionale. Allo stato attuale, solo alcune regioni italiane passano l’intervento con il Sistema Sanitario Nazionale e con parametri tra loro molto diversi. I tempi di attesa in lista, poi, variano da pochi mesi a diversi anni a seconda della struttura.

Per divulgare la conoscenza di questa patologia, nel 2015, nasce il gruppo facebook denominato Diastasi Italia Official Group che ad oggi accoglie, supporta e sostiene oltre 19.000 donne che presentano o hanno risolto questo problema. Grazie all’attività di volontariato di alcune mamme, è nata anche l’Associazione Diastasi Italia ODV – Organizzazione di volontariato, la quale mira a far riconoscere la diastasi addominale una patologia operabile in tutte le Regioni d’Italia tramite servizio sanitario nazionale (hanno anche pubblicato una petizione rivolta al Ministero della Salute che ad oggi ha raccolto oltre 43.000 firme). È fondamentale che le donne conoscano l’esistenza di questa patologia, poiché la consapevolezza è il primo passo verso la guarigione.

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