Mangiare sostenibile fa bene (anche) al clima

Gli alimenti sostenibili e l'attenzione verso il riciclo del cibo prodotti con più attenzione all'ambiente e al consumo di risorse, fanno anche bene al clima e tagliano la CO2. Lo rileva uno studio realizzato da Slow Food

Mangiare sostenibile fa bene al clima

Gli alimenti sostenibili, prodotti con più attenzione all'ambiente e al consumo di risorse, fanno anche bene al clima e tagliano la CO2. Lo rileva uno studio realizzato da Slow Food in collaborazione con Indaco2 (spin off dell’Università di Siena) che ha analizzato l’impatto di una dieta green confrontandolo con una non sostenibile. Lo
studio ha preso in considerazione anche l’impatto di singoli alimenti, dalle mele al latte, dalla carne al formaggio, alle uova. Per queste ultime, secondo lo studio, il risparmio di CO2 realizzato ogni anno da un allevamento all’aperto che rispetta ambiente e animali, rispetto a uno industriale, corrisponde alle emissioni di un’auto che percorre 30.200 km.

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E ancora: il processo produttivo degli alimenti su cui si basa una dieta non sostenibile genera quasi il triplo dei gas serra rispetto a una sana e rispettosa dell’ambiente. Il consumo settimanale di prodotti non sostenibili comporta una produzione di gas serra pari a 37 kg CO2 eq, mentre con una sana siamo a 14 kg CO2 eq. "Un anno di buone abitudini ci farebbe quindi risparmiare CO2 pari alle emissioni di un’auto che percorre 3300 km", commenta Carlo Petrini, presidente di Slow Food.

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Slow Food invita tutti a fare la propria parte e a impegnarsi per eliminare la carne, ridurre gli sprechi e prediligere cibi locali. Questa la sfida che Slow Food lancia all’interno della campagna internazionale Food for Change, per sottolineare il legame tra cibo e cambiamento climatico. "Mai come adesso è urgente che tutti facciamo la nostra parte per arrestare un fenomeno che ci tocca da vicino tutti i giorni. Si stima infatti che senza un’inversione di rotta il pianeta si riscalderà di 1,5 gradi nel 2030 e di 4 nel 2100".

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"Questo avrebbe conseguenze devastanti: un miliardo di persone rimarrebbe senza acqua, due miliardi soffrirebbero la fame e la produzione di mais, riso e grano crollerebbe del 2% ogni 10 anni", continua Petrini ricordando che, a livello globale, la produzione di cibo è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra, mentre la produzione di mangimi occupa il 40% della produzione agricola mondiale.
Slow Food sostiene i tre pilastri della Fao per il progetto #FameZero: contrastare lo spreco di cibo, che ogni anno raggiunge 1,3 miliardi di tonnellate nel mondo; favorire un approccio integrato in agricoltura, la cosiddetta groecologia che si basa sul rispetto della biodiversità e sull’interazione tra colture, allevamento e suolo;
seguire una dieta sana e sostenibile. "Serve l’impegno di tutti.  Domani è troppo tardi – conclude Petrini – Con Food for Change possiamo cambiare anche di poco le nostre abitudini alimentari e riuscire davvero a fare la differenza".
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