Prevenzione del tumore alla prostata: cosa fare

Oltre a noi donne, anche gli uomini devono sottoporsi a controlli per la propria salute: ecco cosa fare per la prevenzione del tumore alla prostata

Prevenzione tumore prostata

Se noi donne siamo ormai molto attente ai problemi di salute che più frequentemente colpiscono il nostro genere (come il tumore al seno o al collo dell’utero per il quale è disponibile il vaccino contro l’hpv), grazie anche alle campagne di sensibilizzazione e di prevenzione, meno lo sono gli uomini. Un po’ per un retaggio di cultura maschilista, che vorrebbe l’uomo come un essere “forte che non deve chiedere mai”, un po’ perché, diciamocelo, gli uomini e il dottore non vanno mai molto d’accordo. Probabilmente perché la paura di scoprire qualcosa di spiacevole (o anche solo di affrontare visite fastidiose) è più forte della voglia di prevenire, intervenire, guarire.

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Eppure anche i maschietti dovrebbero prendere l’abitudine di fare controlli medici ed esami regolari: dovrebbero imparare di più ad aver a che fare con la parola prevenzione, in prima persona. Esistono infatti malattie tipiche del genere maschile che sono anche molto, molto diffuse. Un esempio su tutti è il tumore alla prostata, in Italia la patologia più diffusa fra gli uomini: ogni anno ne colpisce circa 42000 e rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati dai 50 anni in su.

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Non sarebbe quindi il caso di spingere i nostri uomini a intraprendere un percorso di prevenzione e controlli? Mariti, padri, figli, zii, amici. A questo proposito, per sensibilizzare anche il genere maschile all’argomento, è nata la campagna internazionale Movember, circa 10 anni fa in Australia. Movember viene da Moustache (baffi) e November (novembre), perché chi la promuove, i Mo bro (Movember brother), si fa crescere i baffi nel mese di novembre come testimonianza “viva” del mese di sensibilizzazione alla prevenzione.

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Ma perché sono così importanti prevenzione e controlli? Perché un’eventuale diagnosi precoce permette ormai non solo di salvarsi la vita, ma anche di evitare cure e percorsi medici più drastici, invasivi e fastidiosi.

Dunque come prevenire il tumore alla prostata? E quali controlli è necessario fare e con quale frequenza? Intanto è bene chiarire che non esiste una prevenzione specifica per il tumore alla prostata, mentre esistono sicuramente fattori di rischio come l’età e la familiarità; esistono però una serie di comportamenti, in fin dei conti validi anche per altri generi di prevenzione, che aiutano l’organismo a stare meglio in generale e quindi ad essere meno soggetto a patologie: aumentare il consumo di frutta e verdura, non esagerare con le carni rosse, evitare cibi ricchi di grassi; e poi fare attività fisica regolare, anche solo mezz’ora di camminata al giorno, e mantenersi nei valori del normopeso.

Dai 40 anni in su inoltre, dovrebbe essere presa in considerazione la cosiddetta prevenzione terziaria, ossia una visita urologica almeno una volta l’anno, così da poter diagnosticare eventuali problemi e intervenire tempestivamente sugli stessi. E’ qui che risiede il maggior problema di resistenza degli uomini a questo genere di controlli, perché la visita dall’urologo consiste in un’esplorazione rettale che solitamente non è gradita a nessuno. Tuttavia anche controllare il PSA, cioè il dosaggio dell’antigene prostatico specifico con un semplice esame del sangue, fa parte dell’iter di prevenzione del tumore alla prostata, quindi niente paura.

Come fare per convincere però i nostri uomini a sottoporsi anche ai controlli più fastidiosi? Sicuramente l’ironia e l’autoironia sono due armi importanti da utilizzare in situazioni come queste. E poi portiamo il nostro esempio: anche noi donne ci sottoponiamo spesso ad esami diagnostici fastidiosi e invasivi, pur di far prevenzione. Doverosa per noi stesse, ma anche per le persone che gravitano intorno a noi. Facciamolo sempre col sorriso, dimostriamo che è possibile farlo senza penare fra atroci sofferenze e soprattutto facciamo capire che le nostre scelte, così come quelle dei nostri maschietti, ricadono anche su tutti quelli che ci stanno vicino. Ergo, “se lo faccio io, puoi e devi farlo anche tu”. E’ questione di coscienza, ma anche di responsabilità.

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