La smartphone dipendenza è un sintomo di depressione?

Smartphone e tablet sono diventati degli strumenti insostituibili per molte persone sia per lavoro che per svago, tanto da diventare causa di dipendenza patologica e possibile fonte di disturbi dell'umore

Smartphone dipendenza e depressione

Da quando hanno fatto la loro comparsa sul mercato, gli smartphone hanno attirato l’attenzione di  medici e ricercatori, che ne hanno studiato l’impatto sulla salute psico-fisica di giovani, adolescenti e adulti. La circostanza che li ha spinti a indagare è che, per molti, questi dispositivi sono diventati compagni insostituibili da cui separarsi, anche per poco tempo, appare impensabile, o meglio, può essere fonte di concreti problemi di salute.

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Nomofobia

Non è esagerato dunque parlare di una vera e propria dipendenza da smartphone, che prende il nome di nomofobia, dall’inglese “no mobile phone fobia”, la paura irrazionale di rimanere senza batteria, senza rete o di perdere il proprio cellulare. Chi ne soffre, principalmente i ragazzi tra 18 e 24 anni, oltre a mostrare tendenze ossessive verso il dispositivo – tenendolo sempre acceso e controllando le notifiche in continuazione – può andare facilmente incontro ad ansia e attacchi di panico.

La causa scientifica per spiegare questo fenomeno va ricercata nei meccanismi di azione e ricompensa in cui è implicata la dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale che spinge a compiere una determinata azione per la gratificazione che ne deriva.
Notifiche, SMS, email e quant’altro rappresenterebbero la ricompensa che ci attendiamo e che, non sapendo quando arriverà, ci spinge a controllare di continuo il cellulare.

Depressione

Un meccanismo perverso che però, secondo altri studi, potrebbe essere un sintomo di depressione.
Secondo una ricerca condotta presso la Baylor University in Texas, la dipendenza da cellulare sarebbe collegata a una maggiore instabilità emotiva, a sbalzi d’umore e a tendenze depressive.
Per giungere a queste conclusioni, gli studiosi americani hanno monitorato un gruppo di 300 ragazzi di età compresa tra 19 e 24 anni, scoprendo che la loro continua ricerca di aggiornamenti di stato su Facebook, il controllo ossessivo di WhatsApp, email e altre applicazioni rappresenterebbe  solamente un vano tentativo di distogliere la propria attenzione dai problemi che li preoccupano e affliggono.

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Lo smartphone sarebbe dunque una specie di coperta emotiva sotto la quale rifugiarsi per sfuggire all’ansia e alle preoccupazioni della vita, un rimedio “virtuale” che però, secondo i ricercatori, non servirebbe a risolvere i problemi.
La dipendenza da smartphone appare dunque come un disturbo da non sottovalutare e che nei prossimi anni sarà studiato sempre di più per comprendere meglio i meccanismi che lo regolano. Il consiglio che ci sentiamo di dare è di non sottovalutarlo e nei casi più gravi di ricorrere all’aiuto di uno specialista.
 

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