Lo smog fa male anche al cervello

Respirare lo smog non fa bene, e questo è risaputo, ma ora è emerso che l'inquinamento creerebbe danni anche alle capacità cognitive, soprattutto nei più piccoli

Smog e danni al cervello

I danni da inquinamento da smog non si limitano ai polmoni e alla pelle, ma sono collegati a una vasta gamma di problemi di salute che vanno dalle malattie cardiovascolari alle demenze e all'Alzheimer. Lo hanno ricordato gli esperti che si sono riuniti a Milano per il seminario internazionale 'RespiraMi 3: Air Pollution and our Health', organizzato dalla Fondazione Irccs Policlinico e dalla Fondazione internazionale Menarini.

Ma le prestazioni cognitive si possono difendere sin dall'infanzia: "Se nella scuola o nelle immediate vicinanze ci sono alberi e piante gli studenti hanno voti migliori – sottolineano gli specialisti – Il verde mitiga gli effetti negativi dell'inquinamento anche sulle prestazioni cognitive, migliorando la memoria e la capacità di attenzione".

"Un numero crescente di studi – ricordano – mostra che l'esposizione all'aria inquinata, fin dal periodo fetale, si associa a performance cerebrali peggiori e anche a un maggior rischio di deficit cognitivi correlati all'età".

Una svolta green può dunque aiutare, "ma attenzione agli effetti allergizzanti di alcune piante come le graminacee, che vengono amplificati dallo smog e pertanto vanno evitate. Piante anti-smog consigliate negli ambienti chiusi – suggeriscono invece gli esperti – sono ficus benjamin, edera e gerbera: alleati preziosi contro benzene, ammoniaca e xilene, principali sostanze inquinanti presenti in scuole, case e uffici".

Come proteggere la pelle dallo smog

Danni al feto e alla donna incinta

"I meccanismi precisi attraverso cui lo smog può diventare tossico sul sistema nervoso centrale non sono noti – precisano gli specialisti – ma sembra che possano essere coinvolti un incremento dell'infiammazione delle cellule immunitarie presenti soprattutto nei bronchi e nei polmoni, che a loro volta innescano una reazione infiammatoria generalizzata e sistemica, nonché un'alterazione delle difese antiossidanti. I danni sono evidenti a ogni età e perfino se si è esposti allo smog durante il periodo fetale: una recente ricerca su oltre 700 bambini olandesi, seguiti dalla gestazione fino a 10 anni d'età, ha verificato che anche livelli di inquinamento inferiori alle soglie stabilite dall'Unione europea (medie annuali di Pm10: 40 microgrammi per millimetro cubo) comportano alterazioni nello sviluppo del cervello dei bimbi. La corteccia cerebrale risulta più sottile in alcune aree e questo sarebbe correlato a una maggiore impulsività e quindi a un maggior rischio di problemi come il disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività".

"Altrettanto dimostrati sono i rischi per le donne in gravidanza – commenta Sergio Harari, co-presidente del seminario e direttore Unità operativa Pneumologia, ospedale San Giuseppe di Milano – L'esposizione prolungata alle polveri sottili si associa a una riduzione del peso alla nascita del neonato che, in proporzione, respira volumi d'aria doppi rispetto all'adulto, mentre elimina in modo meno efficiente le sostanze tossiche".

L'importanza delle piante contro lo smog

"L'esposizione allo smog è dannosa sulle capacità cognitive, ma c'è un modo per proteggersi – interviene Pier Mannuccio Mannucci, co-presidente del seminario, professore emerito di Medicina interna università degli Studi di Milano – Il verde delle piante purifica l'aria delle nostre città intrappolando le polveri sottili, con un effetto positivo non soltanto per la salute cardiorespiratoria (non a caso infatti in città più verdi si vive più a lungo), ma anche per il cervello. Uno studio spagnolo su quasi 2.600 bambini della scuola primaria ha dimostrato che gli spazi verdi nella scuola e nell'ambiente circostante aiutano l'apprendimento, portando a un miglioramento dello sviluppo cognitivo. Piante e alberi riducono l'inquinamento atmosferico e in parallelo nell'arco di un anno portano i ragazzini ad avere un miglioramento nelle capacità di memoria e di attenzione, a tutto vantaggio della performance scolastica".

"Tutto ciò dimostra che, se l'urbanizzazione che oggi riguarda il 55% della popolazione mondiale e raggiungerà nel 2050 il 75% ha ridotto drammaticamente la qualità e la quantità delle aree verdi, è ormai necessaria un'inversione di rotta – ammonisce l'esperto – Aumentare gli spazi verdi nelle città e soprattutto vicino alle scuole sarebbe certamente il miglior mezzo per proteggere il 'capitale mentale' della popolazione. Tuttavia le piante vanno scelte con attenzione – precisa Mannucci – evitando quelle che possono avere effetti allergizzanti, che possono essere amplificare dall'inquinamento atmosferico, come ad esempio le graminacee. La capacità degli alberi di ripulire l'aria da particolati e ozono però dipende soprattutto dalla specie. Bisogna pertanto prevedere la scelta di determinate piante in determinate aree in base alle sostanze inquinanti presenti in quella zona. Anche negli ambienti chiusi è preferibile scegliere piante 'anti-smog' come ficus benjamin ed edera più efficaci contro benzene e ammoniaca che sono le sostanze inquinanti maggiormente presenti in scuole, case e uffici".

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