Baci e abbracci in ufficio… siamo troppo confidenziali?

Se prima ci si lasciava andare a certe confidenze solo con gli amici ora queste dimostrazioni di affetto sono ammesse anche negli uffici, ma cosa ne pensano gli studiosi?

In Italia basta che ci si incontri una seconda volta affinché scatti il tipico saluto con baci e abbraccio, e se un tempo questa pratica era diffusa soprattutto tra i giovani e durante il tempo libero, ora il saluto amichevole è diventato prassi anche negli uffici, abbattendo barriere emotive e molto spesso anche scale gerarchiche.


 

BACI E ABBRACCI: PERCHE’ L’AMORE FA BENE ALLA SALUTE

 


Su un articolo del Wall Street Journal, intitolato «The delicate protocol of hugging» (il delicato protocollo dell’abbracciarsi),  la psichiatra Peggy Drexler spiega come persino in America si siano convertiti al saluto informale «Gli americani sono diventati dei fanatici dell’abbraccio — osserva la Drexler — : eravamo una cultura dal “tocco-medio”, più espansivi dei giapponesi, meno invadenti dei popoli latini. Eppure da qualche tempo ci abbracciamo parecchio e al lavoro questo crea qualche complicazione».

Poi prosegue quasi nostalgica «Ricordo il consiglio dato da un senior a chiunque volesse far carriera: “non urlare, non piangere, non abbracciare”» tre pratiche, queste, ormai non più viste come tabù, come ammette la stessa Romana Garassini esperta di comunicazione e docente di prossemica e linguaggio non verbale: «Adesso c’è la tendenza a riportare il cuore in azienda, dopo anni di business-business-business, è anche concesso che scenda una lacrima» spiega la Garassini «Ma si dimentica che quando si modifica l’occupazione del proprio spazio, ci deve essere una motivazione forte altrimenti si rischia di essere molesti e leziosi. Alcuni segnali tradiscono le reali intenzioni: l’abbraccio va dato alto e la faccia non può esprimere staticità. E comunque mai prendere l’iniziativa del braccio teso con il proprio capo».


 

BACIO AL PRIMO APPUNTAMENTO, GLI UOMINI LO TROVANO PIU’ APPROPRIATO DELLE DONNE

 


Alcuni pensano che a lanciare la moda del saluto informale siano stati Michelle Obama, ormai icona di stile e di bon ton, e Bill Clinton che ha coniato la cosiddetta “stretta-abbracciata” durante le sue apparizioni in pubblico e in tv. Altri ancora danno il merito (o la colpa?) di tanta confidenza all’ingente uso dei social network anche tra colleghi, come ammette Giovanna Brambilla, A.D. di Value Search Italia, che sostiene «Grazie alle community abbiamo accesso tutti al profilo di tutti, capi compresi: un processo che è iniziato prima con lo scambio di mail aziendali, ed è proseguito con i tweet e le chat. La disintermediazione data dalla rete ha dato il via a una confidenza che si trasferisce anche negli atteggiamenti».
Fatto sta che se da un lato un saluto amichevole aiuta a rompere il ghiaccio e a far sciogliere le tensioni, dall’altra parte può essere motivo di incomprensioni e disagi tra gente appartenente a culture differenti, a volte riscontrabili persino all’interno di uno stesso Paese.


 

NON VOLEVA PIU’ BACIARMI POI HO CAPITO PERCHE’

 


Dunque come comportarsi per essere sicuri di non sbagliare? Sempre secondo il Wall Street Journal non esiste una risposta universale a questo quesito, «La “giusta” reazione – interviene sulle stesse pagine Sue Shellenbarger – dipende dalle usanze culturali che, sul posto di lavoro, sono in continuo mutamento» viste soprattutto la trasformazione della nostra società in un’organizzazione multietnica.
Dunque guardarsi intorno e adeguarsi al comportamento degli altri potrebbe essere una soluzione sempre valida, soprattutto in un ambiente ancora poco battuto. Ma il rischio di sembrare ingessati potrebbe nascondersi dietro l’angolo, pertanto ostentare una certa scioltezza e lasciarsi andare, nei limiti, in fondo al diavolo la prossemica, siamo italiani!
 

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