Quante ore servono per salvare un matrimonio?

Una ricerca ha analizzato i matrimoni di oggi paragonandoli a quelli di 30 anni fa, riscontrando che il tempo che si dedica alla famiglia sia il fattore che incide sulla loro riuscita
MATRIMONI DURATURI, DIPENDONO DAL TEMPO CHE SI DEDICA AL PARTNER – Il matrimonio? Una questione di numeri! Perlomeno è quanto è stato dichiarato da un team di studiosi della Northwestern University, che ha analizzato la vita matrimoniale di oggi paragonandola a quella degli anni passati, per osservarne le differenze.
La relazione fra matrimonio e felicità non è mai stata così forte“, ha spiegato Grace Larson, una delle ricercatrici che ha contribuito allo studio “Ma è vero anche il contrario: l’infelicità di coppia è più alta che mai“.
Pare infatti che dal 1973 al 2010, gli uomini che si dichiarano felici in coppia siano scesi dal 69 al 63%, mentre le donne siano passate dal 66 al 61%.
La buona notizia – prosegue la Larson – è che una coppia ha più possibilità di migliorare la propria felicità, investendo tempo ed energie nella relazione” peccato però che nella realtà “Le alte aspettative dei coniugi sul tempo e le energie da dedicare alla coppia si scontrino con le effettive possibilità di soddisfare questi bisogni al ritmo della vita contemporanea“.
Non a caso è stato riscontrato che in meno di trent’anni, il tempo medio dedicato alla coppia è passato da 35 a 26 ore settimanali, e se ci sono figli la questione si complica ulteriormente, perché a quel punto il tempo riservato ai partner scende dalle 13 alle 9 ore settimanali. 
 
Anche il titolo di studio, che è strettamente correlato al fattore economico, contribuirebbe a far fallire i matrimoni, q
uesto probabilmente perchè alla tipologia di laurea o diploma è spesso collegata la professione che si sceglie poi di intraprendere

: tra le coppie spostate fra il 1975 e il 1979, i divorzi a dieci anni dalle nozze si attestavano sul 28% per i coniugi senza diploma e sul 18% per i laureati. Solo vent’anni dopo, fra le coppie sposate fra il 1990 e il 1994, il tasso di divorzi è passato al 46% per chi era privo di un diploma, mentre è sceso al 16% per i laureati. 

Per quanto non si tratti specificatamente di un fenomeno socio-economico, l’impatto dei numeri si fa sentire” spiega al New York Times il dott. Eli Finkel, professore di psicologia e di management alla Northwestern University e parte attiva nello studio, “E certi trend che hanno esacerbato la diseguaglianza a partire dagli anni Ottanta, come la disoccupazione e la necessità di avere più lavori contemporaneamente per far quadrare i conti, hanno reso più difficile per gli americani meno ricchi investire tempo e risorse nel mantenimento del legame coniugale“. 
Ma questa nuova gestione del tempo di coppia, altro non è, secondo la Larson, che il ritratto dei matrimoni di domani: “Non è difficile immaginare che ci sarà un ulteriore adattamento ai tempi, e quello che emergerà sarà un matrimonio ‘flessibile’” una flessibilità, che per la salute della
 coppia, faremmo bene a chiedere al nostro datore di lavoro. 
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