Vendita delle proprie creazioni: partita IVA e leggi da seguire

Come funziona la vendita delle proprie creazioni, quando è necessario aprire la partita IVA e quando invece è possbile vendere oggetti fai da te in altro modo

Vendita delle proprie creazioni

Una volta divenuti esperti del fai da te, in molti si chiedono come fare a vendere le proprie creazioni. Ebbene, esistono varie possibilità, tra cui i mercatini riservati agli hobbisti, i siti-vetrina, o la formula del conto vendita. Per non incorrere in problemi, bisogna tuttavia per prima cosa capire quali sono gli obblighi fiscali cui si è vincolati nel momento in cui si decide di vendere prodotti home made. Ecco dunque una breve guida per capire come vendere legalmente le proprie creazioni.

Hobbisti o commercianti?

Innanzitutto bisogna distinguere la categoria degli hobbisti da quella dei commercianti: i primi sono infatti operatori non professionali, che vendono, propongono ed espongono in modo occasionale (max. 30 giorni l’anno) prodotti di modico valore (non superiore ai 250 €), per lo più opere della propria creatività o del proprio ingegno. I ricavi derivanti da tale attività, non possono inoltre superare la soglia dei  5000 € annui. Si definisce quindi hobbista colui che decide di vendere per diletto i prodotti che ha realizzato artigianalmente, con compensi limitati nel corso dell’anno.

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Se l’attività di vendita diviene invece continuativa o si vende in maniera professionale, con un marchio, un’organizzazione di mezzi, oppure si supera la soglia dei 5000 € annui, allora si diventa commercianti.

Quando è necessario aprire la partita IVA

Per quanto riguarda la categoria hobbisti, questi sono semplicemente tenuti ad emettere una ricevuta non fiscale al momento della vendita (con marca da bollo da 2,00 € se l’importo supera i 77,47 €), nonché a conservare copia delle ricevute emesse e presentarle al momento della dichiarazione dei redditi. I commercianti veri e propri sono invece soggetti all’obbligo di apertura della partita Iva, all’iscrizione alla Camera di Commercio e alla presentazione della Segnalazione certificata di inizio attività.

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Fatta questa doverosa premessa, capiamo ora quante e quali possibilità di vendita esistono per chi desiderasse trasformare la propria passione per il fai da te in una fonte di reddito.

Molto gettonati nell’ultimo periodo sono gli shop online: in linea generale, agli hobbisti non è consentito avere un proprio sito internet dedicato alla vendita (lo si può fare dopo l’apertura della partita Iva); in alternativa,  è possibile iscriversi a uno dei tanti siti-vetrina (marketplace) dove è possibile esporre e vendere occasionalmente prodotti (sempre senza superare i 5000 € l’anno), in cambio di commissioni sulle vendite effettuate. I più noti shop online sono Etsy, Blooming, Dawanda, Bigcartel, Miss Hobby, Babirussa ed Alittlemarket.

In alternativa, è possibile optare per il conto vendita, formula che permette di esporre le proprie creazioni in un negozio, il cui titolare renderà l’invenduto e consegnerà parte degli incassi derivanti dalla vendita alla risoluzione del contratto. Anche in questo caso non è necessaria l’apertura di P.IVA, ammesso che l’attività venga svolta in maniera occasionale e produca guadagni inferiori ai 5000 euro/anno.

Per chi invece desiderasse realmente trasformare il proprio hobby in una professione, con apertura di P.IVA e iscrizione alla Camera di Commercio, la soluzione ideale è certamente quella di dotarsi di un proprio blog o sito internet con shop interno.

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