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Riccardin dal ciuffo, il nuovo libro di Amélie Nothomb

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Amélie Nothomb ha presentato ai fan italiani il suo nuovo libro, edito da Voland, Riccardin dal ciuffo, un riadattamento in chiave moderna di una delle favole meno note di Charles Perrault

Amélie Nothomb presenta il nuovo libro Riccardin dal ciuffo

Si è conclusa ieri la due giorni nel nord Italia (prima a Milano e poi a Cremona) di Amélie Nothomb che, scortata dal suo editore italiano Voland, ha incontrato i suoi tantissimi fan italiani e raccontato loro la sua ultima fatica letteraria Riccardin dal ciuffo, un riadattamento in chiave moderna di una delle favole meno note di Charles Perrault. Una delle poche con un finale felice, piccola ma fondamentale nota da non prendere, vi preghiamo, come uno spoiler.

"C'era un periodo della mia vita in cui non sentivo più nulla. Poi mi è capitato di ascoltare Amnesiac dei Radiohead e ho continuato ad ascoltarlo come fosse una droga. Ho pensato poi al protagonista di "Arancia meccanica" che prima di uccidere ascolta Beethoven , il mio personaggio prima di uccidere ascolta i Radiohead."

Amnesiac, Radiohead, arancia meccanica, uccidere. È proprio nel suo stile, con un'affermazione che non ti aspetti, che ieri l'autrice belga si è presentata in un liceo di Cremona per incontrare alcuni studenti che sono rimasti incantati, incollati alle loro sedie ad ascoltarla parlare della sua vita, della carriera e del suo ultimo libro.

In Riccardin dal ciuffo si incrociano i temi fondamentali e al tempo stesso classici delle fiabe: la diversità, la bellezza e l'inganno (da svelare) che si cela dietro l'apparenza. Fiabe di una volta ma senza un'età e in tutto e per tutti attuali e attualizzabili, proprio come è avvenuto con "l'operazione" Riccardin dal Ciuffo.

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La storia ovviamente non ve la sveliamo, ma per chi non la conoscesse sappia soltanto che si narra del giovane principe Déodat che è incommensurabilmente brutto, non tanto o molto, ma viene definito proprio: incommensurabilmente brutto ma al tempo anche stesso dotato di un’intelligenza e di uno spirito fuori del comune, mentre la bellezza divina dell’incantevole Trémière si accompagna a un ingegno limitato. Il destino farà incrociare le loro strade… e da quel momento le loro vite cambieranno.

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Come ogni favola che si rispetti anche questa ha una morale ma rileggendola in chiave moderna risulta ancor più interessante soffermarsi un momento prima e domandarsi cosa significhi oggigiorno apparire, percepirsi ed essere percepiti.

E a chi chiede se l'autrice si senta in un certo senso parte di questa fiaba lei risponde che quando a 17 anni conobbe la nonna, lei le disse: "sei talmente brutta che spero tu sia intelligente", per poi aggiungere nel caso la prima risposta non fosse stata del tutto chiara che Riccardin dal ciuffo è una favola attuale perché viviamo sempre più in un mondo che ci vuole tutti belli.

Frasi che fanno certamente riflettere, soprattutto se pronunciate da un'autrice di fama mondiale e che con l'apparire e l'essere, vive da sempre un rapporto tutto suo tanto che qualche anno fa durante una visita a Più libri più liberi, la fiera del libro di Roma, chiese all'organizzazione di attaccare dei cartelli per avvisare il pubblico di non fotografarla durante il dibattito. 

Se una favola di Perrault doveva essere riadattata da Amélie Nothomb non poteva che essere Riccardin dal ciuffo, libro riscritto da quella divina penna belga che ascolta i Radiohead, incanta i fan, strega i lettori e stupisce. Sempre. E speriamo di incontrarla agli eventi letterari della prossima stagione, magari alla rentrée a BookCity Milano

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