Andrea Bosca è Stefano di C'era una volta Studio Uno: "La gavetta? Nella vita conta quanto veloce sai rialzarti"
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Andrea Bosca
Andrea Bosca è Stefano, uno dei protagonisti della fiction Rai C’era una volta Studio Uno, film fiction tv in due puntate che andrà in onda su Rai 1 il 13 e 14 febbraio in prima serata. La fiction C’era una volta Studio uno è stata presentata ufficialmente durante una delle serate di Sanremo 2017, alla presenza delle tre protagoniste. Una di queste, Giusi Buscemi, crescerà grazie a Stefano, coreografo che saprà farle capire quali sono le cose importanti del mestiere di ballerina e forse, della vita. A interpretarlo è Andrea Bosca: noi lo abbiamo intervistato, ecco cosa ci ha raccontato sul suo lavoro, su C’era una volta Studio Uno e sulla sua vita privata.
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L’intervista
Com'è stato prendere parte a una produzione tanto importante per la storia della Rai? Conoscevi già Studio Uno?
E’ stato molto emozionante, sia per il ruolo che per il progetto. Quando Riccardo Donna (regista di Raccontami) mi ha chiesto di interpretare Stefano, mi sono messo a rivedere tutti i filmati e sono tornato nei nostri anni ’60. In contemporanea, sono iniziate le prove di danza con la nostra coreografa Michela Crescentini. Ho passato giorni nelle scuole di danza di Roma per rubare una postura, un tono di voce, l’atmosfera… piano piano mi sono ritrovato... Stefano.
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Secondo te quali differenze ci sono fra i ragazzi di allora e quelli di oggi, e quali punti in comune?
Essere ispirati, dedicarsi completamente, credere in se stessi ed essere parte di qualcosa di grande… questo era lo spirito di quei ragazzi e sicuramente non cambia oggi. Ma le possibilità di distrarsi, di perdere il focus sono maggiori. Oggi si diventa famosi in un attimo… ma quanto dura? All’epoca si lavorava tanto, avevi il talento ma già da subito dovevi essere professionale. Nessuno può farlo per te: questo non è cambiato. E fare qualcosa con tutto il cuore è già il premio più grande.
Il tuo personaggio crede nell'abnegazione per raggiungere successo e risultati: in cosa gli somigli e in cosa invece no?
Somiglio a Stefano nella dedizione. Vengo dal Teatro e ci sono tanti punti in comune con l’arte della danza. Come Stefano, sono affascinato dal talento, che viene dal cuore, da profondità irragionevoli. So essere duro con me stesso, quanto lui. Ma con gli altri sono molto più dolce e comprensivo… In fondo credo che Stefano sia un giusto: protegge il lavoro di tutti i suoi compagni, del corpo di ballo… E comunque, se sul lavoro è un tipo tosto, nella vita è riservato, persino timido. Anche in questo gli somiglio. Con Giusy abbiamo cercato di rendere Stefano ed Elena due persone che si scontrano e si incontrano continuamente. E che si ascoltano, profondamente.
Com'è stata la tua gavetta?
Semplice e quasi lineare come quella di Giulia o con qualche delusione iniziale come quella di Rita? Il nostro lavoro ti chiede di innamorarti di progetti di cui non sempre, poi, farai parte. Pensate a quanti provini tutti noi dobbiamo sostenere. E non sono finiti, quindi la gavetta continua anche ora. Ma l’esperienza ti fa tirare fuori la grinta giusta. Non importano le delusioni. Non focalizzatevi sulle delusioni. Conta quanto veloce sai rialzarti e rimettere il tuo cuore, integro e intatto, in ciò che ti è dato fare ORA.
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Come consiglieresti di iniziare a un ragazzo che vuole intraprendere questa strada?
Studiando bene in una scuola qualificata e imparando l’inglese perfettamente. Lo spronerei, mentre studia in Italia, anche a cercare insegnanti ed esperienze all’estero. Mi sembra che non ci siano scuole per chi è sotto i 18. Eppure il nostro è un mestiere che ha bisogno di tantissime “ore di volo”. Sarebbe bene cominciare presto e trovare grandi maestri, a Teatro e nel Cinema. Se poi hai la fortuna di essere scelto da qualche grande regista… farai scuola sul set. Non ci sono regole fisse. Ma serve sempre mantenere un cuore aperto e disposto a lasciarsi toccare dalle storie che si raccontano.
Com'è stato recitare ne I medici?
Un vero sogno. Con Sergio Mimica-Gezzan, il nostro regista, ci siamo capiti al volo. Voleva che fossi semplice e netto, ha ascoltato tutte le mie proposte e ha creato un clima calmo e produttivo sul set. Lavorare con attori di calibro internazionale come Richard Madden e James Stuart mi ha fatto sentire fiero e a mio agio. Li avevo apprezzati in serie tv di successo, mi sono trovato a lavorare con loro in totale naturalezza. Recitare in Inglese è una sfida che da qualche anno raccolgo con gioia: è una strada che voglio continuare a percorrere.
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Lo faresti un varietà?
Credo un attore debba saper fare di tutto col proprio corpo, voce ed emozioni. Quindi, sì … potrei farlo. Ma In questo momento il mio lavoro è più focalizzato sullo sparire perché ad emergere siano i personaggi che interpreto.
La tua canzone preferita degli anni ‘60
Il Cielo in una stanza di Gino Paoli mi commuove. E anche la sigla di Raccontami di Riccardo Donna era pura magia: Stand by me.
Progetti per il futuro? C'è qualche novità sentimentale, come sussurrano i giornali di gossip?
Ho appena finito di girare Romanzo Famigliare di Francesca Archibugi, una nuova serie di RaiUno dove parlerò in livornese e girerò in Porsche, donnaiolo un po’ tonto e un po’ approfittatore. Mi sono divertito tantissimo, Francesca ha una verità e una grazia nel dirigerti che lasciano il segno. Ci vedrete il prossimo autunno. Novità sentimentali? Gossip? Nah. Io e Valeria siamo felici.
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Foto di copertina posato Alessandro Pizzi, cortesia ufficio stampa