Io, Daniel Blake: la recensione del film di Ken Loach
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Io, Daniel Blake
Io, Daniel Blake è l'ultimo film di Ken Loach e probabilmente anche una delle sue migliori pellicole. Nel maggio 2016 Io, Daniel Blake ha conquistato la Palma d'oro a Cannes e si è trattato di un premio meritatissimo perché il film è attuale, commovente e girato magistralmente. E' uno di quei rari film in cui tutto sembra essere perfettamente dosato, dalla storia raccontata all'interpretazione degli attori.
Io, Daniel Blake, la trama
Io, Daniel Blake racconta la storia di un falegname di quasi 60 anni che a seguito di un gravissimo infarto è costretto a lasciare il lavoro. Del fatto che non possa più lavorare ne sono convinti i medici che lo seguono e la naturale conseguenza di questa diagnosi dovrebbe essere l'erogazione del sussidio di invalidità. Vistosi negato l'aiuto economico per errore di una funzionaria poco competente, Daniel Blake si ritrova nella paradossale situazione di dover fare domanda per il sussidio di disoccupazione, impegnandosi per garantirsi il versamento mensile a cercare un lavoro che, per la sua salute malandata, non potrà comunque accettare.
Mentre combatte con un sistema burocratico labirintico, strutturato per scoraggiare chi richiede aiuti statali, Daniel conosce Katie, mamma single di due bambini in continua lotta per la sopravvivenza. Fra i due nasce un'amicizia, Katie e Daniel sono solidali l'una con l'altro coscienti di appartenere entrambi ad una fascia della popolazione di cui l'establishment si vorrebbe dimenticare. I due si danno una mano e si sostengono, ma per quanto la loro solidarietà li aiuti e per quanto vogliano cambiare la propria situazione, il sistema in cui sono imbrigliati sembra non lasciargli molte speranze.
Io, Daniel Blake, la recensione
Lo diciamo subito: Io, Daniel Blake è un film bellissimo, di quelli da non perdere fra le uscite della stagione. La storia di Daniel e Katie, che facilmente avrebbe potuto assumere tratti melodrammatici, è invece raccontata in maniera asciutta, anche se non per questo meno toccante ed è, soprattutto, una storia che ci riguarda tutti. Non solo viene messa in luce l'evidente crisi del mercato lavorativo, con la quale ci confrontiamo da ormai oltre un decennio, ma anche la solitudine e l'isolamento in cui cadono i disoccupati. Un aspetto molto interessante e assolutamente vero che Io, Daniel Blake affronta con grande chiarezza e senza tirarsi indietro è il continuo tentativo di colpevolizzare chi non ha lavoro, facendogli in qualche modo credere che sia comunque colpa sua.
Il focus del problema viene spostato in maniera perversa, sottolineando l'inadeguatezza di chi lo cerca, anche disperatamente, piuttosto che lo stato moribondo del mercato lavorativo. E così il lavoro non si trova non perché non ci sia, ma perché il curriculum non è abbastanza buono o non ci si è impegnati a sufficienza per trovare un impiego. E intanto però le persone soffrono, combattono per sopravvivere, si sentono escluse e rifiutate da uno stato che cerca di dimenticarsi di loro.
Ad interpretare Daniel Blake e Katie troviamo Dave Johns e Hayley Squires, semplicemente bravissimi e credibili nei loro rispettivi ruoli, sempre misurati e senza sbavature, anche nei momenti più commoventi del film. Tutto il cast però è notevole e a questo proposito Ken Loach ha raccontato, nella conferenza stampa che si è tenuta a Roma, che tutti coloro (tranne due attrici) che nel film recitano la parte dei dipendenti dell'inumano centro di collocamento sono stati davvero impiegati in quel ruolo e inorriditi per "la crudeltà del trattamento che veniva chiesto loro di operare" (cit.) se ne sono andati. Questo per testimoniare che ciò che vediamo nel film di Loach non è un'esagerazione della realtà, un'iperbole creata per impressionare, ma è la realtà con cui si confronta quotidianamente la working class inglese.
Io, Daniel Blake, la conferenza stampa a Roma
Ospitata nel centralissimo Hotel Bernini, la conferenza stampa di Io, Daniel Blake ha visto un sempre disponibile Ken Loach confrontarsi con una serie di domande che più che concentrarsi sul film vero e proprio, hanno affrontato la forte tematica sociale della pellicola. Il regista non si è tirato indietro e ha affermato con sicurezza: "La realtà è che i posti di lavoro non ci sono, i pochi che ci sono sono in condizioni talmente precarie che non consentono una vita dignitosa e un salario adeguato". La discussione ha toccato anche temi come la Brexit e l'atteggiamento statale nei confronti delle fasce più deboli, ma anche la solidarietà, che del resto viene mostrata nella pellicola, fra i lavoratori.
Un'altra riflessione interessante è stata fatta sulla Palma d'oro, o meglio su come un premio importante come quello assegnato a Cannes possa influire sul destino di un film. Loach ha risposto che a seguito dell'eco mediatica suscitata dalla vittoria di Io, Daniel Blake alla kermesse francese: "Sarà difficile per l'establishment britannico liquidare la realtà che viene mostrata nel film", i premi aiutano quindi a diffondere un film o una qualsiasi opera d'arte che per il suo contenuto potrebbe invece venir messa da parte in quanto scomoda.
Sul finale della conferenza è stato proprio Loach a riportare l'attenzione sul film, tenendoci a dire che anche se si tratta di una pellicola nata dalla rabbia e che ha una forte vocazione sociale, va comunque discussa anche sul piano del valore artistico. Loach ha quindi parlato di quanto sia stato bello lavorare a Io, Daniel Blake, cercando la verità dei personaggi insieme agli attori.
Io, Daniel Blake, il trailer
Io, Daniel Blake, tutte le informazioni utili sul film
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