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L’estate addosso, la recensione del film di formazione di Gabriele Muccino

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Il regista italiano torna sul tema della crescita, e lo fa a Venezia. Ecco la nostra recensione

L'estate addosso

Gabriele Muccino torna a raccontare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, e lo fa ambientando una storia di formazione tra l’Italia e gli Stati Uniti, in particolare San Francisco. Tra i giovani interpreti del film spiccano Matilda Lutz e Brando Pacitto, il protagonista di “Braccialetti Rossi”, alla sua prima esperienza internazionale.  

L'estate addosso, la trama

Dopo aver terminato con successo la maturità un incidente fortuito aiuta Marco (Pacitto) a volare a San Francisco per raggiungere il suo amico Vulcano, che nella vicina Palo Alto studia appunto geologia. Lo ospiterà una coppia di amici gay di Vulcano.

Ciò che però non si aspetta è di dover condividere il viaggio con un’odiosa, e quanto mai distante, compagna di viaggio, Maria, ribattezzata da tutti “la suora”. Omofoba e razzista inizialmente non accetta la relazione fra i due ragazzi americani, ma si ricrederà presto scatenando un turbinio di re(l)azioni a catena che porteranno i giovani a raggiungere una coscienza maggiore di se stessi e delle loro aspettative sulla vita.

L'estate addosso, il trailer

L'estate addosso, la recensione

Un percorso di formazione più enfatizzato rispetto alla realtà ma che ben si collega con un contesto, quello degli adolescenti, che deve fare i conti con il passaggio all’età adulta.

Un film leggero, a detta stessa del regista, che si allontana molto dalle sue precedenti opere, con il puro intento di divertire e intrattenere, senza troppe pretese, il pubblico. Presentato nella sezione “Cinema nel giardino” di Venezia il film è stato accolto in maniera positiva dal pubblico presente in sala, meno dalla stampa.

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