La Verità Negata FILM 2016: la vera storia di Deborah Lipstadt e del processo sull'Olocausto
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La Verità Negata
Presentato alla Festa del Cinema di Roma, La verità negata, Denial nel titolo originale, prende le mosse da un fatto realmente accaduto e lo racconta allo spettatore con grande lucidità. La protagonista della pellicola è Rachel Weisz che interpreta la studiosa Deborah Lipstadt, autrice di numerosi libri sull'Olocausto che negli anni '90 si trovò nella paradossale situazione di doversi difendere dall'accusa di diffamazione mossa da un convinto negazionista. Il film viene trasmesso su Rai 3 in prima serata nel palinsesto Rai 2019.
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La verità negata, la trama
Deborah Lipstadt è una professoressa universitaria, autrice di testi sulla Shoa. Nel 1995 la Lipstatdt riceve una lettera della sua casa editrice inglese, la Penguin Books, che la avvisa di una citazione in giudizio a suo carico da parte di David Irving. Irving accusa la Lispstadt di diffamazione per averlo definito nel suo libro un negazionista, un bigotto e aver sostenuto che da parte di Irving ci fosse una volontaria manipolazione della verità storica al fine di renderla coerente con le proprie teorie.
Il processo si tiene in Inghilterra dove l'0nere della prova non è a carico dell'accusa, ma dell'imputato. La Lipstadt deve quindi provare la verità dell'Olocausto in aula per fare sì di non essere condannata, ma anche per evitare che pericolose teorie negazioniste possano venire legittimate proprio in tribunale. Consapevole della posta in gioco e totalmente disorientata dal sistema legale britannico, la Lipstadt si affida al prestigioso studio legale di Anthony Julius, lo stesso che si occupò della causa di divorzio di Diana, per provare la sua innocenza. Non immaginatevi un processo alla Perry Mason, Julius ha costituito un ampio team legale per costruire la difesa che deve essere perfetta in ogni dettaglio e, soprattutto, deve fornire prove tangibili senza affidarsi a facili sentimentalismi.
La Lipstadt, inizialmente scettica, dovrà ricredersi sui metodi adottati da Julius e dal suo staff che hanno a cuore la causa dell'Olocausto tanto quanto la studiosa e che sanno perfettamente che cedere alle emozioni potrebbe invece portare ad una condanna.
La verità negata, storia vera di Deborah Lipstadt e del processo di chi nega l'Olocausto
La storia raccontata nel film La Verità Negata è ispirata, molto fedelmente, a fatti realmente accaduti. Deborah Lipstadt è una studiosa americana di origini ebraiche ed è specializzata proprio nella storia del popolo ebraico e sull'Olocausto.
Nel settembre del 1996 la Lipstadt e la sua casa editrice, la storica Penguin, ricevettero davvero una citazione in giudizio da parte di David Irving. Irving, per pazzesco che possa sembrare, citava in giudizio la Lipstatdt proprio per averlo definito un negazionista nel suo libro Denying the Holocaust.
Come è stato possibile questo? La tesi di Irving mette i brividi ma è semplice: come lo si può accusare di essere un negazionista, se l'Olocausto non c'è mai stato? Non si può negare qualcosa che non è mai esistito. Ecco perché il processo ebbe una grandissima importanza, perché se Irving l'avesse spuntata, tutti i negazionisti come lui avrebbero avuto un forte appiglio, anche giuridico, per affermare che non ci fu nessuno sterminio degli ebrei, nessuna Shoah.
Secondo il sistema processuale inglese, l'onere della prova ricade sull'accusato e quindi stava a Lipstadt riuscire a dimostrare che l'Olocausto è una realtà storica. Con l'aiuto e la guida dell'avvocato Anthony Julius, Deborah Lipstadt è riuscita a vincere il processo, facendo la storia.
La verità negata, la recensione
Come dicevamo parlando anche della trama, niente Perry Mason. Niente scene madri, niente pathos: siamo inglesi. Dietro la macchina da presa, Mick Jackson, regista de La verità negata, sceglie questo tipo di approccio quasi ricalcando la linea di difesa scelta da Julius e dai suoi collaboratori. Proprio questo stile, all'apparenza freddo e distaccato, manda in crisi Deborah Lipstadt che vorrebbe testimoniare in un processo che la riguarda e che vorrebbe portare sul banco dei testimoni i sopravvissuti.
Julius si oppone fermamente a questo desiderio, cercando di far capire a Deborah che non servono testimoni oculari ma prove per distruggere le assurde tesi di Irving. Solo in questo modo infatti la verità storica non verrà più messa in discussione. E' una scelta dura per Deborah che inizialmente infatti si mostra ostile, ma è una scelta che deve fare perché, come le viene fatto notare, malgrado l'accusata sia lei in gioco c'è molto di più del suo orgoglio ferito e della sua reputazione.
La visita che Deborah fa ad Aushwitz con il suo avvocato e il suo staff non è, come le continuano a ripetere, un momento per rendere omaggio e ricordare chi non ce l'ha fatta, ma un sopralluogo della scena del crimine.
Curiosamente il motivo per cui il processo va a buon fine, ovvero l'approccio logico e analitico, è lo stesso per cui il film è riuscito, ovvero una regia che rifugge la lacrima facile, il patema, il sentimentalismo.
La verità negata non è un capolavoro, ma è un film solido su una questione importante, affrontata in maniera diversa rispetto ad altre pellicole sullo stesso tema. Il cast, neanche a dirlo, è prevalentemente british. I fan di Sherlock non avranno difficoltà a riconoscere Andrew Scott (Moriarty) nella parte di Julius e Mark Gatiss (Mycroft) in quella dello studioso Van Pelt. Notevole anche Tom Wilikinson, che quest'anno fa il pieno di biopic vista la sua partecipazione anche a Snowden, mentre nel ruolo di Irving troviamo Timothy Spall che i fan di Harry Potter conoscono come Codaliscia e che l'anno scorso ha stupito tutti con la sua intepreazione del pittore Turner nel film omonimo. La Weisz ne esce bene, malgrado in questo film spicchino più questi personaggi secondari e l'ambientazione.
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