Mia Martini: il vero nome e la storia infame della 'sfortuna' che le ha segnato la vita
![/pictures/2019/01/29/mia-martini-il-vero-nome-e-quella-sfortuna-che-le-ha-segnato-la-vita-2857947109[2498]x[1039]780x325.jpeg](/pictures/2019/01/29/mia-martini-il-vero-nome-e-quella-sfortuna-che-le-ha-segnato-la-vita-2857947109[2498]x[1039]780x325.jpeg)
Mia Martini, il vero nome e le dicerie sulla sfortuna
La storia di Mia Martini, artista senza tempo, una delle voci più belle (e indimenticabili) del panorama musicale italiano, sta per arrivare in tv, nel nuovo film fiction di Raiuno ‘Io sono mia’. Ad interpretarla sarà Serena Rossi e, partendo da un flashback, il film per il piccolo schermo ripercorrerà i momenti salienti della vita di Mimì, dall’infanzia al successo, dalle maldicenze sul suo conto alla morte.
Ci sono aspetti della vita di Mia Martini che, ancora oggi destano curiosità, che non si conoscono fino in fondo. Oggi ne approfondiamo due: il suo vero nome, l'origine del nome d'arte Mia Martini e l'infame storia della sfortuna che ha segnato per sempre la vita della cantante.
Mia Martini: il suo vero nome
Il vero nome di Mia Martini è Domenica Rita Adriana Bertè, ma il diminutivo che tutti usavano era Mimì. Proprio con questo diminutivo, la cantante iniziò la sua carriera pubblica. A notarla per primo, durante un'audizione a Milano, nel 1962, fu il produttore discografico Carlo Alberto Rossi, che la lanciò nel mondo della musica, come ragazzina yé-yé (fenomeno musicale degli anni ’60), appunto con il nome di Mimì Bertè.
Il nome d'arte Mia Martini
Fu con l’arrivo degli anni ’70 che venne inventato lo pseudonimo 'Mia Martini'. A sceglierlo per lei fu il produttore discografico Alberigo Crocetta – già produttore di Patty Pravo e Mal – il quale rappresentò un punto di svolta per la cantante calabrese. Crocetta, infatti, le fece abbandonare il suo vero nome – almeno nella vita pubblica – e le affibbiò il nome d'arte Mia Martini. Mia, per via di Mia Farrow, attrice preferita di Mimì, e Martini perchè era uno dei nomi italiani più diffusi all’estero, anche in ottica di un futuro successo al di fuori dell’Italia.
Alberigo Crocetta cambiò, inoltre, il look di Mia Martini: capelli a bombetta, stile gitano, tanti anelli.
Fu da allora che Mimì Bertè divenne per tutti l’indimenticabile Mia Martini.
La storia della sfortuna che ha segnato la vita di Mia Martini
Il successo di Mia Martini, con quei meravigliosi testi che hanno fatto la storia della musica italiana, è stato purtroppo sporcato da maldicenze che, più e più volte, hanno ferito in maniera vigliacca e infame la cantante. Nell’ambiente musicale e nel mondo dello spettacolo, si diceva che ‘portasse sfortuna’. Un pregiudizio infondato e sciocco che aveva iniziato a diffondersi all’inizio degli anni ’70.
A parlarne è anche la sorella Loredana Bertè nella sua autobiografia ‘Traslocando’:
C’era stato un concerto in Sicilia. Era finito tardi. Mimì si era raccomandata con la band: ‘Avete l’albergo pagato, dormite qui, mi raccomando’. Ma i ragazzi, come capitava allora, avevano pensato di arrotondare la diaria viaggiando di notte. Ebbero un incidente, fecero un frontale, ci furono dei morti e i giornali iniziarono a pubblicare foto degli spartiti di Mimì insanguinati e a insinuare che non avesse voluto pagare l’hotel.
Una voce che, da allora, influenzò molti colleghi e amici di Mimì e che ebbe non poche conseguenze sulla psicologia di Mia Martini. C’era chi le voltava le spalle, chi faceva finta di non conoscerla, chi la voleva fuori da quel mondo. Senza togliere i gesti scaramantici e il fatto che le canzoni di Mimì non passavano più in tv e alla radio.
Il ritiro di Mia Martini
Dicerie cattive e assurde che portarono Mia Martini al ritiro dalle scene negli anni ’80. Furono i produttori discografici Giovanni Sanjust e Lucio Salvini a riportare Mia Martini sul palco con uno dei suoi brani immortali: ‘Almeno tu nell’universo’. Un grande ritorno, per la cantante, che le valse il Premio della critica al Festival di Sanremo del 1989.
Quelle voci, però, non la abbandonarono più, fino al suo trasferimento a Cardano al Campo (poco distante dall’aeroporto di Malpensa), luogo dove era andata a vivere per stare vicino al padre, dopo una riappacificazione con lui. Come racconta Loredana Bertè nel suo libro:
Cardano al Campo. A un passo da Malpensa. Con gli aerei che le rombavano sopra la testa, la puzza di benzina, le grate alle finestre e la solitudine intorno. L’appartamento, un appartamento del cazzo, glielo trovò nostro padre. Le avrebbe potuto trovare un castello, ospitarla, accudirla, ma le riservò il peggio. Il posto più degradato, anonimo, immeritato per qualsiasi finale.
Il 14 maggio 1995, infatti, Mia Martini fu trovata senza vita proprio in quell’appartamento. Era stesa sul letto, in pigiama, con le cuffie alle orecchie, il braccio verso un telefono. Una morte misteriosa, che l’autopsia ha giustificato con arresto cardiaco da overdose di farmaci, che in molti hanno legato ad un fibroma che la cantante si era rifiutata di curare per proseguire la sua carriera, ma che porta con sé anche quel macigno di cattiverie con cui Mimì ha dovuto convivere per anni.